Uccise un carabiniere a bastonate, esce dal carcere dopo solo un anno

Antonio Santarelli

GROSSETO – Ha ucciso a bastonate il carabiniere Antonio Santarelli, 44 anni. Ora Matteo Gorelli, 20 anni, uscirà di prigione e sarà trasferito alla comunità Exodus di don Antonio Mazzi.  Solo un anno di carcere per aver ucciso il carabiniere. Santarelli è morto l’11 maggio 2012, dopo un anno di coma per le gravi lesioni cerebrali riportate. La vedova di Santarelli, Claudia Francardi, è arrabbiata ed indignata per la decisione del  Gip di Grosseto. La donna ha spiegati di capire che la giustizia italiana sia per il recupero, specialmente di un ragazzo così giovane, ma che sperava che il ragazzo fosse assegnato ad una clinica come quella in cui è stato ricoverato Santarelli fino alla sua morte, per “vedere con i suoi occhi quello che aveva fatto”.

Era il 25 aprile del 2011 quando Santarelli ed il collega Domenico Marino, 34 anni, fermarono Gorelli ed altri ragazzi all’uscita da un rave party. Gorelli risultò positivo all’alcoltest ed i carabinieri disposero il ritiro della patente. Il ragazzo scatenò la sua furia colpendo con un bastone i due carabinieri insieme ad i suoi amici. Santarelli entrò in coma, Marino rimase ferito gravemente. Poi l’11 maggio 2012 il carabiniere morì, lasciando un figlio che ora ha 14 anni.

Gorelli sarà processato per omicidio volontario e tentato omicidio, ma l’udienza davanti al Gip di Grosseto è slittata dal 21 luglio scorso al prossimo 12 ottobre. Il ragazzo è rimasto in carcere un solo anno, mentre lentamente Santarelli si spegneva in una clinica per persone in stato vegetativo a Chieti. Ora la scarcerazione e l’affidamento alla comunità di don Mazzi. Una misura che la famiglia del carabiniere morto non ha decisamente apprezzato.

La vedova di Santarelli ha dichiarato: “Credo solo che per quanto ne so io la giustizia in Italia quando ha a che fare con un giovane come Matteo punti al recupero. Io questo riesco anche a capirlo, ma continuo a domandarmi chi pensi ad Antonio – ed ha aggiunto -. Speravo che lo mandassero a fare servizio in una clinica come quella dove è stato mio marito per un anno per vedere con i suoi occhi quello che aveva fatto. Dopo il processo e dopo la condanna mi auguro che Matteo rientri in carcere. La notizia della sua imminente uscita è stata un fulmine a ciel sereno. Mi auguro solo che la comunità serva a quel ragazzo, a capire il valore della vita. L’ha fatta davvero grossa”.

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