PORTO RECANATI (MACERATA) – Aveva detto “l’Hotel House è da radere al suolo”, e poi ci è andato. Ma gli immigrati ospitati in quella struttura di Porto Recanati hanno fatto un cordone e hanno respinto Matteo Salvini.
Il segretario leghista sarebbe dovuto entrare nell’Hotel House, il condominio multietnico abitato soprattutto da nordafricani, ma i migranti hanno fatto muro. Le forze di polizia non hanno sfondato il cordone e Salvini è ripartito per Macerata.
Il segretario leghista è arrivato all’Hotel House in anticipo rispetto all’orario previsto, attorno alle 14:45. Ad attenderlo ha trovato un centinaio di residenti del condominio, quasi tutti maghrebini, che avevano occupato la via di accesso allo stabile. I manifestanti si sono rifiutati di aprire un varco per lasciargli il passo, ci sono stati attimi di tensione, al suono di “vattene!”, “vergognati!”, grida e fischi, ma la polizia ha tenuto la situazione sotto controllo e non ha caricato.
A quel punto, Salvini, che era rimasto ad una certa distanza dal ‘cordone’ di immigrati, ha detto che aveva un altro impegno (la raccolta di firme a sostegno del candidato governatore Francesco Acquaroli alle 16 a Macerata), è salito in auto e si è allontanato.
Poche ore prima aveva sostenuto che l’Hotel House andrebbe “raso al suolo”. Il residence, dove vivono anche alcune famiglie italiane, è un esperimento di convivenza multietnica, ma è anche spesso al centro di fatti di cronaca legati ad attività di spaccio e reati di microcriminalità.
Il 24 aprile scorso proprio qui è stato arrestato uno dei presunti terroristi islamici coinvolti nell’inchiesta condotta dalla Dda di Cagliari. Alì Zubair, un pachistano di 46 anni con permesso di soggiorno spagnolo, aveva trovato rifugio in uno degli appartamenti del residence.
Lunedì mattina Salvini era stato contestato ad Ancona: lancio di uova e pomodori da parte di alcuni manifestanti che scandivano slogan tipo “via, fascista”. FOTO ASNA.