Maturità 2013 di delusione: pochi 100 e lode. Test Invalsi: “Più bravi al Nord”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Luglio 2013 - 11:45 OLTRE 6 MESI FA
Maturità 2013 di delusione: pochi 100 e lode. Test Invalsi: "Più bravi al Nord"

Maturità 2013 di delusione: pochi 100 e lode. Test Invalsi: “Più bravi al Nord”

ROMA – Pochi 100 e lode e soprattutto al Nord. La maturità del 2013 è stata nera: strozzata tra regole troppo rigide e delusione degli studenti italiani. E nei licei storici di Milano, spiega Salvo Intravaia di Repubblica, quest’anno niente encomi. Tra il 2010 e il 2012 il numero di diplomati con 100 e lode è crollato del 46% nelle scuole statali e del 74% nelle paritarie.

I presidi degli istituti superiori italiani intanto chiedono regole di valutazione “più flessibili”, tanto più che ora il voto influirà col “bonus maturità” anche sull’accesso degli studenti alle facoltà universitarie a numero chiuso.

Gli studenti del Nord Italia, spiega poi Valentina Santarpia sul Corriere della Sera, sono più bravi rispetto ai ragazzi del Sud. Se le ragazze poi hanno i voti più alti in italiano, i ragazzi invece vanno meglio in matematica e nelle discipline scientifiche. Questi i primi dati sulla maturità che filtrano dal rapporto Invalsi, ma per i dati definitivi bisognerà attendere settembre.

LE REGOLE PER LA LODE – Nel 2009 per prendere la lode bastava avere il massimo dei crediti del triennio e raggiungere il massimo del punteggio alle prove scritte e orali. Dal 2012 però le regole sono cambiate, spiega Intravaia:

“Dal 2012, per aggiudicarsi la lode occorre il massimo punteggio nelle prove d’esame – 75 in tutto – e presentarsi alla commissione col massimo credito scolastico: 25 punti, che si ottengono con una media, nelle pagelle degli ultimi tre anni, superiore a 9, e senza essersi aggiudicati neanche un 7. In più, le decisioni sul punteggio da attribuire agli studenti devono essere state assunte all’unanimità”.

“PIU’ FLESSIBILITA'” – Gregorio Iannaccone, presidente dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici, spiega a Repubblica:

“Ci sono polemiche diffuse sulla scarsità delle lodi ma non stiamo parlando della tessera del pane. La lode è un fatto eccezionale che necessita di regole rigide”.

Mentre Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, sceglie una linea più diplomatica:

“Non si può inflazionare il massimo dei voti. Ma qualunque meccanismo rigido che vincola ai risultati degli anni precedenti non consente alla commissione d’esame nessuna flessibilità di giudizio e si trasforma in una tagliola”.

TEST INVALSI – Il ministero dell’Istruzione nel 2013 ha lanciato i test Invalsi, che oltre alle crocette hanno previsto questionari che valutano anche la situazione familiare degli studenti, le motivazioni e il livello di istruzione dei genitori. Il commissario Invalsi, Paolo Sestito, ha spiegato che il test punta ad ampliare le materie e ad allargare il numero degli studenti coinvolti e di creare database completi, scrive la Santarpia:

“Per ora sono 300 le scuole coinvolte nella sperimentazione e altre 300 quelle che hanno aderito volontariamente, mentre 850 neo dirigenti scolastici per poter entrare in ruolo hanno avuto come «compito a casa» quello di preparare il rapporto di autovalutazione”.

SEMPRE MENO “COPIONI” –  Se le famiglie, spiega la Santarpia, si sono mostrate scettiche sul test Invalsi e sull’effettiva valutazione che possa dare. Daniela Notarbartolo, appartenente al gruppo di lavoro che prepara le domande del test, spiega al Corriere della Sera che l’intenzione è quella di non imbrogliare i ragazzi:

“Dietro le prove c’è uno studio accuratissimo. E ogni quesito viene sottoposto a un pre-test severissimo: se c’è il rischio che possa trarre in inganno i ragazzi, lo cambiamo o sostituiamo le risposte possibili. Non siamo un algoritmo matematico”.

E se fossero gli studenti ad imbrogliare, si chiede allora la Santarpia:

“È il caso di una classe che in massa risponde bene a tutti i quesiti: tutti bravissimi, o com’è più probabile c’è stata una copiatura/dettatura collettiva? In quel caso le risposte vengono rinviate all’istituto scolastico con una nota. Ma a volte la replica è piccata, come nel caso del liceo Quadri di Vicenza, dove il test ha detto la verità: gli studenti sono (nella realtà) davvero tutti così bravi come sembra (dal test)”.