Maturità 2016, prima prova: voto alle donne, svolgimento

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Giugno 2016 - 08:53 OLTRE 6 MESI FA
Maturità 2016, prima prova: Donne al voto, svolgimento

Maturità 2016, prima prova: Donne al voto, svolgimento

ROMA – Le donne per la prima volta ammesse al voto nel 1946. La conquista del suffragio universale. E’ questa una delle tracce scelte dal Ministero dell’Istruzione per la maturità 2016. Il sito Studentville ne propone un possibile svolgimento:

La conquista che oggi appare scontata fu conquistata solamente con un decreto del 1945, anche se alcuni comitati femminili avevano tentato di far riconoscere il diritto di voto alle donne quando nel 1912 fu introdotto il suffragio universale maschile per tutti gli uomini al di sopra dei 30 anni, anche se analfabeti. L’intento coraggioso e pioneristico non fu affatto considerato, perdendo un’occasione. Allo scoppio della Grande guerra, infatti, la condizione della donna in Italia era limitata alla definizione di “angelo del focolare”: si prendeva cura dei figli e della loro educazione e si occupava delle faccende domestiche senza poter interferire con gli obblighi e i doveri destinati agli elementi maschili della famiglia. Un ruolo però, che già alla vigilia della guerra sembrava stretto, ma che non fu applicato al diritto nazionale. Quando Giolitti riuscì ad introdurre il suffragio universale maschile escludendo le donne, espresse chiaramente la visione generale del paese, ovvero che una donna, anche se acculturata o lavoratrice, non potesse essere in grado di addentrarsi, con giudizi obiettivi, nella vita economica, sociale e soprattutto politica dell’Italia, in un periodo di forte tensione. Però, il ruolo delle donne, soprattutto quelle dei ceti inferiori e marginali della società italiana durante la guerra, furono, a loro modo e con i loro mezzi, protagoniste silenziose nel periodo bellico, dimostrando adattamento e coraggio: con gli uomini assenti, arruolati nelle varie campagne di guerra, furono loro a sopperire alla mancanza di manodopera, sfruttate in un certo senso da un paese che altrimenti avrebbe rischiato un blocco totale, in particolar modo economico.

E così, la macchina produttiva nazionale continuò ad essere attiva, grazie alla spinta delle donne. I numeri parlano chiaro: la manodopera femminile nei campi aumentò, così come la percentuale delle donne impiegate nelle fabbriche o negli uffici con responsabilità che fino a quel momento erano state prerogativa maschile. E fu proprio in questo momento che sorsero gravi problemi soprattutto perché lavorare significava stare lontano dai compiti domestici usuali, ma non farlo avrebbe certamente causato ingenti danni economici dal momento che il sussidio statale non era in grado di soddisfare i bisogni di una famiglia in cui era assente l’uomo, che solitamente portava il pane a casa. Questa situazione divenne pesante soprattutto quando il costo della vita salì vertiginosamente e con queste arrivarono le prime proteste e gli scioperi femminili, dimostrando di poter rappresentare non solo il focolare casalingo, ma anche una forza lavoro che avrebbe potuto solo giovare ad un’Italia devastata dalla guerra.

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