Accusa: maxi riciclaggio denaro: ricercato Silvio Scaglia, richiesta d’arresto per il sen. Pdl Di Girolamo

Pubblicato il 23 Febbraio 2010 - 08:15 OLTRE 6 MESI FA

Guardia di Finanza

Fiamme Gialle e Ros hanno scoperchiato a loro dire, un vero e proprio vaso di Pandora  con, dati i tempi, l’inevitabile coinvolgimento di politici e personaggi di spicco del mondo imprenditoriale, come l’ex ad di Fastweb Silvio Scaglia, ricercato, e il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo di cui è stato richiesta l’autorizzazione per l’arresto. La vicenda riguarda un caso di sospetto riciclaggio di denaro sporco di dimensioni, a detta degli inquirenti, colossali con annesse infiltrazioni mafiose. 

Gli investigatori, i carabinieri del Ros e il nucleo speciale di Polizia valutaria delle Fiamme Gialle, parlano di un ammontare complessivo di circa due miliardi di euro. Lerichieste di arresto totali sono 56. 

Il procuratore della Dda di Roma Giancarlo Capaldo, ha tenuto una conferenza stampa a piazzale Clodio, insieme con il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso,  per illustrare l’operazione che è stata battezzata in codice Broker. 

Secondo quanto riportato dall’Ansa, nell’inchiesta sono coinvolti “alti funzionari ed amministratori di primarie società di telecomunicazioni”. 

I militari sono entrati in azione a Roma e in diverse località italiane ed estere. L’organizzazione, definita  “criminale transnazionale” riciclava centinaia di milioni di euro tramite una rete di società appositamente costituite in Italia e all’estero. 

Enorme il giro d’affari, i profitti illeciti provenivano da una serie di operazioni commerciali fittizie di compra-vendita di servizi di interconnessione telefonica internazionale per un valore complessivo di oltre 2 miliardi di euro. 

Per realizzare la maxi-operazione di riciclaggio, gli arrestati si sarebbero avvalsi di società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese ed off-shore. 

Tra i destinatari delle 56 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Roma  ci sono anche alti funzionari e amministratori di Fastweb e Sparkle, che fa parte del gruppo di Telecom Italia. Secondo l’accusa, le società fittizie lucravano i  crediti d’imposta per operazioni inesistenti relativi all’acquisto di servizi telefonici per grossi importi. L’Iva lucrata veniva incassata su conti esteri e poi i soldi venivano reinvestiti in beni come appartamenti, gioielli e automobili. 

Il Ruolo di Fastweb. “La consapevolezza della dirigenza di ‘Fastweb Spa’ di far parte di un meccanismo fraudolento sarebbe emersa dalla copiosa documentazione sequestrata”. Ci ssarebbero anche le relazioni dell’audit interno di Fastweb dalle quali, secondo gli investigatori,  “si rileva come fosse nota all’interno della società la circolarità dei flussi finanziari, formalmente giustificata da contratti di finanziamento, e peraltro realizzata nella sostanza grazie anche ad un anticipo concesso dalla stessa Fastweb alle società legate al sodalizio criminale e sue clienti”. 

Scaglia. L’ex amministratore delegato di Fastweb si trova al momento all’estero per lavoro e ha dato mandato ai suoi avvocati di concordare il suo interrogatorio nei tempi più breve tempo possibile. L’imprenditore, in una nota, ha affermato la sua totale estraneità alla vicenda. 

Arrestato anche un maggiore della Gdf. C’é anche un maggiore della Guardia di Finanza, Luca Berriola in servizio presso il comando di tutela della finanza pubblica, tra i destinatari dei mandati di arresto nell’ambito dell’indagine ‘Broker’ della Dda di Roma. Berriola avrebbe contattato l’imprenditore campano Vito Tommasino, titolare della ‘Axe techonology’ (attiva a Roma nel settore degli impianti) per agevolare il rientro dall’estero di un milione e mezzo di euro dell’organizzazione criminale transnazionale sgominata oggi. 

In pratica le società di Tommasino avrebbero dovuto emettere false fatture per far rientrare i capitali ‘sporchi’. L’imprenditore e il finanziere avrebbero dovuto guadagnare un compenso pari al 2,5% del capitale recuperato.