Melania Rea. Una macchia scura in una foto: l’appiglio della difesa di Parolisi

Pubblicato il 31 Luglio 2011 - 10:05| Aggiornato il 1 Febbraio 2019 OLTRE 6 MESI FA
Salvatore Parolisi (foto LaPresse)

TERAMO – Una foto l’ha portato dritto in carcere, la stessa foto potrebbe scagionarlo. Salvatore Parolisi, il giorno dell’omicidio di sua moglie  Melania Rea, avrebbe potuto trovarsi dove ha sempre detto di stare, nella località di Colle San Marco e non, come sostiene l’accusa, vicino a dove Melania è stata assassinata.

Tutto ruota intorno ad una macchiolina scura sullo sfondo di una fotografia. Lo scatto in questione è quello realizzato da Bruno A., un ragazzo che alle 15:13 di quel 18 aprile si trovava proprio nella zona con degli amici. Ha fotografato la sua gita e ha inguaiato Parolisi perché nei suoi scatti il caporalmaggiore non c’è e le altalene, dove lui racconta di essere rimasto con la figlia di 18 mesi sono desolatamente vuota.

Quello che però potrebbe esserci è l’auto di Parolisi, una “Scenic Megane” di colore scuro. Scrive sul Corriere della Sera Andrea Pasqualetto che un blogger “anticipando le mosse della difesa” ha semplicemente zoomato la foto trovando dietro la staccionata una macchia scura. E i primi rilievi, secondo Roberto Cusani, consulente nominato dalla difesa di Parolisi, mostrano che la forma e il colore della macchia sono “compatibili” con l’auto di Parolisi, per diversi giorni tenuta sotto sequestro dagli inquirenti.

L’accusa, ovviamente, frena e spiega che non è dimostrabile che quella macchia nasconda effettivamente l’auto del sospettato. Ma la difesa, per bocca dell’avvocato Walter Biscotti,  insiste sulla foto: “L’immagine rimette tutto in discussione e depone a favore dell’ipotesi che Parolisi non si trovava a Ripe all’ora del delitto”. Tutto, per ora, si scontra con un limite tecnologico: oltre quel livello di zoom, sulla foto della discordia, non si può andare. La macchia, insomma, è destinata a rimanere tale  a meno che non arrivino altri scatti o altri indizi.

La sensazione, ad oggi, è che davanti a tante bugie e a tanti indizi (dal dna nella bocca di Melania all’omicidio avvenuto con tecnica militare passando per le compromettenti chiacchierate su Facebook di Parolisi con la sua amante) il “forse” di una macchia scura non sia sufficiente a scagionare il militare. In certi casi, però, per cambiare le sorti di un processo che sembra inevitabile, può bastare un piccolissimo dubbio.

[gmap]