“Melania si fidava del killer. Parolisi è pericoloso”: i pm credono alla tecnica militare

Pubblicato il 18 Luglio 2011 - 09:29 OLTRE 6 MESI FA

ASCOLI PICENO – Melania Rea è stata aggredita alle spalle, mentre era accovacciata a fare pipì. Non si è difesa, si fidava di chi l’ha uccisa quel 18 aprile nel boschetto di Ripe di Civitella. E’ stata ammazzata il 18 aprile tra le 14 e le 15 e sono state trovate tracce di Dna di Salvatore Parolisi sulla bocca e sulle gengive della donna.

Quando è stato quel contatto? Per gli avvocati di Parolisi è stato un normale bacio. Se non fosse così lui le avrebbe tappato la bocca e poi colpita con una coltellata alla gola molto profonda, poi ancora ferita al torace con vari colpi e poi è morta per dissanguamento dopo 45 minuti di agonia. E’ stata usata la tecnica militare dicono gli investigatori.

Il gip di Ascoli Carlo Calvaresi, al quale la Procura di Ascoli ha chiesto una misura cautelare per il vedovo, sta infatti leggendo i faldoni dell’inchiesta per decidere se ci sono sufficienti indizi per arrestare l’uomo.

Una misura richiesta dai magistrati ascolani non tanto per il pericolo di fuga o di reiterazione del reato, quanto per il pericolo di inquinamento delle prove. Parolisi, in effetti, cancello’ il suo profilo Facebook all’indomani della scomparsa della moglie (oggi si sa che era gia’ morta) e successivamente nascose uno dei suoi cellulari.

C’è anche un altro particolare che viene fuori dall’autopsia sul corpo della donna: la relazione del professore Tagliabracci chiarisce anche la storia del famoso Dna femminile trovato sul dito anulare: si tratta di un profilo genetico misto, di diversi Dna.