Il menù criminale della mafia del cibo: mozzarella sbiancata, pesce ossigenato, pane tossico, vino zuccherato…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Febbraio 2019 - 10:18 OLTRE 6 MESI FA
Il menù criminale della mafia del cibo: mozzarella sbiancata, pesce ossigenato, pane tossico, vino zuccherato...

Il menù criminale della mafia del cibo: mozzarella sbiancata, pesce ossigenato, pane tossico, vino zuccherato…

ROMA – Si fa sempre più raffinato e spietato il gioco sporco delle agromafie che chiudono il 2018 con un business in aumento del 12,4% in un solo anno che vale 25 miliardi di euro. Un business illegale i cui effetti nocivi si riversano direttamente sulle nostre tavole tanto da consentire alla Coldiretti di approntare un menù criminale che dall’antipasto al dolce contiene mostri alimentari spacciati per cibo: una bella mozzarella sbiancata con carbonato di soda per iniziare, come primo un riso birmano frutto della persecuzione della popolazione Rohingya, come secondo un pesce fresco solo per gli ingenui ma ringiovanito con una miscela di acidi e acqua ossigenata che può essere sostituito da una bistecca macellata clandestinamente, tartufi se si vuole folleggiare ma cinesi o porcini secchi rumeni, il tutto accompagnato da pane cotto in forni dove si bruciano scarti di mobili con vernice tossica e innaffiato con ottimo vino adulterato con lo zucchero. 

Un fenomeno che non conosce crisi, a dispetto della stagnazione dell’economia e dalle tensioni sul commercio mondiale, che intacca produzione, trasporto, distribuzione e vendita di tutti i prodotti della tavola, nessuno escluso. Aumentano, infatti, del 59% le frodi e i reati nel piatto degli italiani, con il vino (+75%) e la carne (+101%) i più colpiti.

E’ quanto emerge dal sesto Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare presentato oggi, che mette in risalto il business del nuovo volto delle organizzazioni criminali, una rete in ‘doppiopetto’ che sa gestire i vantaggi della globalizzazione e delle nuove tecnologie e sa muoversi nel mondo dell’economia e della finanza, tanto da guadagnarsi il nome di mafia 3.0.

Questo business, che coinvolge persone preparate e plurilingue, non ha confini, si annida nel percorso che frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole, passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione. Ma la criminalità colpisce duro anche in campagna, dove si registra un’impennata di furti dei mezzi agricoli, di gasolio, di rame, di prodotti nei campi dai limoni alle nocciole alle olive e di animali, con un ritorno dell’abigeato.

A questo si aggiungono racket, usura, pascolo abusivo ed estorsione; nelle città invece, i tradizionali fruttivendoli e i fiorai sono quasi scomparsi, sostituiti da egiziani, indiani e pakistani che controllano ormai gran parte delle rivendite sul territorio.