Meredith. Parla Sollecito: “Ridatemi la vita”

Pubblicato il 3 Dicembre 2009 - 13:15| Aggiornato il 8 Dicembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

sollecito_meredithDomani 4 dicembre la sentenza. Oggi in Corte d’Assise a Perugia, dove si decide sul processo ad Amanda Knox e Raffale Sollecito, accusati dell’omicidio di Meredith Kencher, le ultime schermaglie tra gli avvocati difensori impegnati in citazioni e racconti. Com la favola dei ‘Tre porcellini’ il pm Manuela Comodi ha replicato all’avvocato Giulia Bongiorno che nella sua arringa, come difensore di Raffaele Sollecito, aveva citato una canzone di Sergio Endrigo.

Di vero c’è solo la dichiarazione spontanea di Sollecito che a gran voce chiede “Ridatemi la vita”. Il presunto colpevole, per cui il pm ha chiesto l’ergastolo, sostiene di non aver ucciso Meredith perché “non ero in quella casa” e poi aggiunge: “Ogni giorno che passa spero che il vero colpevole confessi”.  Sollecito ritorna poi sulla sua presunta dipendenza da Amanda: “Ero molto affezionato a lei, ma si trattava di un legame tutto da verificare. Non esiste alcuna dipendenza e se Amanda mi avesse chiesto qualcosa che non condividevo avrei detto no come mi era già successo con altri miei amici. Figuriamoci – conclude – se mi avesse chiesto qualcosa di terribile come uccidere una ragazza».

La Corte sta per riunirsi in camera di consiglio. Il pm risponde ai legali di Amanda Knox e Raffaele Sollecito mostrando come sia stato tagliato il reggiseno di Meredith (almeno secondo la ricostruzione accusatoria). In questo modo il pubblico ministero vuole contestare l’affermazione dei legali di Sollecito, i quali avevano chiesto come mai il Dna del giovane fosse stato trovato solo sul gancetto. Il pm colloca il reggiseno sullo stelo del microfono davanti a sé. Poi lo tira mettendo un dito sul gancetto. ‘È questa la manovra fatta da Sollecito quando il reggiseno è stato tagliato’