Migranti, lavorare nei centri di accoglienza a 3 euro l’ora

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Ottobre 2016 - 15:05 OLTRE 6 MESI FA
Migranti, lavorare nei campi di accoglienza a 3 euro l'ora

Migranti, lavorare nei campi di accoglienza a 3 euro l’ora

TREVISO –  Al lavoro nei centri di accoglienza per 3 euro l’ora. E’ quanto viene offerto da alcune cooperative e privati a chi si offre di lavorare nelle strutture che ospitano i migranti. Ma la Cgil non ci sta: “Giocano al ribasso, la situazione è fuori controllo”, denuncia Nicola Atalmi, responsabile immigrazione per la Cgil di Treviso, a Federico de Wolanski de La Tribuna di Treviso.

Il caso in specie è quello di una donna che si è sentita proporre uno stipendio di 400 euro al mese per lavorare sei giorni su sette, 7 ore al giorno, all’interno di una delle strutture della provincia di Treviso. Un’offerta da “tirocinante” della durata di 4 mesi, anche se lei non era certo tirocinante.

E il caso di questa donna non è certo l’unico, considerato anche che i contratti con la prefettura sono tutti a tempo determinato, i pagamenti in ritardo e la situazione generale non certo solida, che vede sino ad oggi un cumulo di soldi che lo Stato deve pagare che ammonta a 10 milioni di euro.

Racconta Wolanski su La Tribuna di Treviso.

C’è chi si è visto offrire lo stipendio ridicolo per un lavoro con gli oneri di un “indeterminato”, e il professionista psicologo che si è sentito proporre il rimborso da 600 euro per lavorare un mese in una struttura gestendo non le problematiche di un paio di pazienti, ma quelle di tutti gli ospiti. C’è stato il contratto da stagista messo sul tavolo della trattativa con chi, se assunto, avrebbe lavorato da responsabile e altra varia e incredibile casistica.

Secondo Atalmi la situazione è dovuta al fatto che ci sono persone che si sono “buttate nel business dell’accoglienza senza avere particolari competenze né umanità”.

I contratti proposti sono “al ribasso”, come spiega Atalmi:

“tipologie contrattuali che possono andare bene per formare giovani nuovi lavoratori e non certo operatori a tempo pieno, oltretutto in ambiti delicati”.

Inoltre non hanno alcuna garanzia di essere mantenuti in essere alla scadenza delle concessioni e dei contratti firmati tra prefettura e gestori “visto che negli accordi manca totalmente la clausola sociale”.