Migranti minorenni? Un affare: e Buzzi accusa anche i vigili

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Agosto 2015 - 11:37| Aggiornato il 2 Settembre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Affare migranti minorenni, Buzzi accusa anche i vigili

Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica che ha avvelenato Roma, in un fermoimmagine di un video di un’intercettazione telefonica dei carabinieri del Ros contenuta nell’ordinanza dell’inchiesta “Mondo di mezzo”, Roma, 3 dicembre 2014.
ANSA / UFFICIO STAMPA CARABINIERI

ROMA – Salvatore Buzzi racconta ai magistrati di Roma come l’organizzazione messa in piedi da lui e Massimo Carminati guadagnava su quel grande business che a suo dire era la gestione degli immigrati minorenni non accompagnati. E se le accuse del capo della cooperativa 29 giugno trovassero conferma, dimostrerebbero la gravità del contesto di corruzione in cui si è sviluppata “Mafia Capitale”.

Perché una volta Buzzi accusa politici che a parole dicono di voler sgomberare i campi nomadi e poi nei fatti invece lucrano sulla costruzione di campi nomadi. Un’altra volta accusa i vigili urbani che intascherebbero mazzette per dichiarare minorenni dei migranti che invece avrebbero più di 18 anni. Questi “minorenni” andavano ad ingrassare l’affare più lucroso di tutto “l’indotto” della gestione di mense e dormitori per i richiedenti asilo.

Una torta in cui – secondo quanto dice Buzzi – la fetta più grande spettava a Carminati: “Lui spendeva 220-230 e incassava 450”. Insomma le entrate erano il doppio delle uscite. E questo era solo il 20% dell’utile del servizio mensa.
È una parte delle tante cose che Buzzi ha raccontato ai pubblici ministeri, minimizzando il suo peso nella alleanza con Carminati e facendo tanti nomi di persone coinvolte nei meccanismi di corruzione che riguardavano gli appalti del Comune di Roma. Troppi nomi secondo la procura di Roma, che non crede molto alle parole di Buzzi. Lo scrive Cristiana Mangani sul Messaggero:

Questa volta la mucca da mungere sarebbe stato lui: Salvatore Buzzi, l’uomo dai mille affari e dalle mille conoscenze, che aveva trovato il modo di fare soldi anche con il business dei minori stranieri non accompagnati. Ma che ai magistrati, riguardo all’origine del sodalizio con Massimo Carminati, dà un’altra lettura: «Io sono stato il compenso dei servizi fatti da Carminati per altre cose, per altre partite che non conosco. Ma questa è una mia ipotesi, lo deduco facendo uno più uno più uno». Gli affari in questione l’indagato li fa spaziare da Finmeccanica alle forniture di autobus della Breda Menarini, dove – a suo dire – “il Cecato” aveva un ruolo ben preciso. Aiutava, favoriva, minacciava, tanto che un bel giorno Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur, finito in carcere nella stessa inchiesta, avrebbe deciso di presentarglielo. Era il 16 settembre del 2011. E lui – lascia intendere ai pm – avrebbe poi dedotto che, in questo modo, volevano garantire all’ex terrorista nero dei begli affari, visto che le sue coop funzionavano a meraviglia.

Il settore dei minori era il più remunerativo. Carminati si accorda per avere il 20% dell’utile del servizio mensa. «L’utile grande era lì, perché lui spendeva 220-230 e incassava 450», racconta Buzzi. Ma la storia si complica, siamo in piena emergenza arrivi dal Nord Africa. Devono essere stanziati dei soldi e a gestire i fondi, sempre secondo l’indagato, è la Protezione civile, all’epoca guidata dall’attuale prefetto di Roma, Franco Gabrielli. «Ma era successa una cosa grave. Si ricorda quando è nevicato a Roma nel 2012, quando successe il casino e scoppiarono le polemiche tra Alemanno e Gabrielli? Alemanno dice che Roma è paralizzata perché Gabrielli non ci ha dato le previsioni, invece de stasse zitto come fece Zingaretti, perché quando nevica a Roma ogni trenta anni è meglio che te stai zitto tanto la colpa è de tutti. E Gabrielli gliela fa scontare, quando il Comune va a chiedere i fondi per i minori gli fa le pulci, dice che il Bangladesh non è nord Africa, e invece di riconoscergli 100, gli riconosce 70, 30. Questo ricade su di noi. E per riprendere quei soldi dobbiamo foraggiare i soliti politici».

La stessa vicenda Gabrielli ieri l’ha ricostruita diversamente: «I fondi per i minori non accompagnati erano gestiti direttamente dal ministero del Welfare, non dalla Protezione Civile, quindi noi non potevamo riconoscere nulla in più o in meno – ha spiegato il prefetto di Roma – E anche le presunte rivalità con l’ex sindaco Alemanno sono inventate. Buzzi, come ho già avuto modo di dire, è un imputato che cerca di difendersi provando a coinvolgere altre persone. Semplicemente, con me casca male».

Le presunte rivelazioni del re del sociale vanno di pari passo alle smentite di chi viene tirato in ballo. Buzzi spazia fino all’inverosimile tra le attività di Roma capitale, inserisce a suo piacere politici a busta paga e funzionari corrotti. La procura gli crede poco, su alcuni punti per niente. Ielo, poi, s’imbufalisce quando comincia a parlare dell’inchiesta Finmeccanica (della quale è stato titolare del fascicolo, ndr), e a tirare dentro nomi e persone mai coinvolte. Fa anche una presunta rivelazione e riguarda la grossa tangente legata alla fornitura di 40 autobus della Breda Menarini. Buzzi sostiene di sapere chi è il famoso “mister x”, rimasto sconosciuto, perché a dirglielo è stato Carlo Pucci (braccio destro di Mancini). E azzarda: «È Vincenzo Piso, parlamentare di area Ncd. Pucci mi disse che i 600 mila euro erano andati tutti a lui, e che Mancini non aveva preso una lira». Alla notizia l’ex deputato ha smentito categoricamente e ha anticipato che presenterà una denuncia per calunnia nei confronti dell’indagato.

Sempre sul Messaggero Michela Allegri sintetizza le accuse di Buzzi ai vigili urbani estratte dai verbali dei suoi interrogatori davanti ai magistrati della procura di Roma:

Salvatore Buzzi parla a ruota libera con i magistrati titolari dell’inchiesta su Mafia Capitale. E dopo aver “spifferato” di responsabilità (tutte da verificare) in capo ai politici di spicco del Campidoglio e della Regione, non risparmia nemmeno il comando dei vigili urbani accusati di prendere mazzette per trasferire nei centri di accoglienza per minori migranti stranieri in realtà maggiorenni. Un caso che era già finito all’attenzione della procura nel 2012 su segnalazione dell’allora responsabile dell’ufficio immigrazione di Roma, Maurizio Improta, il quale si era insospettito sulla vera età di questi giovani.

Le dichiarazioni di Buzzi potrebbero ora dare nuovo impulso a quelle vecchie indagini, in parte archiviate e in parte arenatesi. Dice di essere più che informato, Buzzi: «Noi all’epoca avevamo la gestione del servizio per i minori non accompagnati», nel 2012 e nel 2013. Sembra quasi un professore che impartisce lezioni: «Allora sa cosa avveniva dottore? Avveniva che a Roma c’era una congrega dei vigili urbani, che furono pure inquisiti, però non credo che abbiano accertato il reato, si era sparsa la voce: chiunque arrivava a Roma che aveva 20, 22 anni, insomma che sembrava piccolo, andava in alcuni comandi e diceva: “minore, sono minore!”. Poi, in cambio di un compenso, i finti under 18 sarebbero stati dirottati nei centri di accoglienza e registrati, appunto, come «minori non accompagnati».

A detta di Buzzi, il problema starebbe nella mancanza di controlli seri: «I vigili non possono accertare se sono minorenni oppure no, non c’hanno i documenti, non c’hanno niente, devono passare la visita medica, però passano mesi, in automatico andavano in carico all’amministrazione comunale di Roma, il sindaco ne diventava tutore». E alcuni caschi bianchi, secondo il racconto delll’indagato, ne avrebbero approfittato creando un vero e proprio business.

Buzzi parla spesso per sentito dire. «Si era sparsa la voce che praticamente in due, tre comandi dei vigili i minori erano sempre tanti… perché si vociferava che basta che andavi lì e passavi per minore… forse perché i vigili prendevano soldi». I pm Ielo e Prestipino hanno qualche riserva: «Scusi, uno ancor che maggiorenne che viene dal nord Africa dove li prende i soldi per pagare i vigili?».

Non sarebbe un gran problema, secondo il socio in affari di Carminati, secondo cui «tutti quelli che arrivano in Italia c’hanno i soldi, perché se no non arriverebbero, quindi non creda alla favoletta che questi non c’hanno i soldi, c’hanno i soldi… e comunque non stiamo a parla’ di grandi cifre eh».
Queste dichiarazioni di Buzzi, ora al vaglio degli investigatori, non solo le sole sul comando della Municipale. Il re delle coop sembra molto informato sull’argomento e racconta un aneddoto dietro l’altro. Storie che sono tutte da verificare.