Migranti, poliziotto scrive a Il Tempo: “Ecco cosa accade durante gli sbarchi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Ottobre 2017 - 07:17 OLTRE 6 MESI FA
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Migranti, poliziotto scrive a Il Tempo: “Ecco cosa accade durante gli sbarchi”

ROMA – Dal 1 gennaio al 30 settembre 2017 sono sbarcati in Italia 104.949 migranti, dati sconcertanti per i più, ma per una piccola nicchia, molto piccola, sarebbero dati confortanti, visto che le persone che arrivano sulle nostre coste è diminuito del 20%. La domanda, d’altro canto lecita, che tutti si pongono è: chi sono queste persone?

A svelarcelo è Manuel Cantelli, poliziotto di lungo corso che presta servizio a Lampedusa, in una lettera indirizzata a ‘Il Tempo’, racconta la sua esperienza su cosa accade veramente durante gli sbarchi.

“Sono stato trasferito da poco a Lampedusa per l’emergenza sbarchi, quello che ho visto mi ha sconcertato. Non sono un novellino, faccio questo mestiere da molto tempo, e come poliziotto mi sono imbattuto in fatti piuttosto strani, credo di aver visto un po’ di tutto o almeno lo credevo fino a quando non sono arrivato a Lampedusa”. Esordisce così Manuel Cantelli nella lettera inviata al quotidiano Il Tempo.

“Ci sono centinaia di arrivi sulle nostre coste e questo accade tutti i giorni, senza sosta. Alcuni arrivano con le proprie imbarcazioni altri con i famigerati barconi della morte e tutti, quando arrivano, vengono accolti da una specie di comitato di benvenuto, vengono nutriti, curati e con una pacca sulle spalle vengono lasciati liberi di andare dove vogliono”.

“Senza ombra di dubbio sono disperati”, continua l’agente Cantelli, “ Ma anche in Italia ci sono persone che versano in condizioni disperate proprio come loro o forse di più. In Tunisia c’è stato l’indulto e hanno aperto la porta a migliaia di carcerati, la maggior parte di quelli che arrivano qui hanno un’età compresa tra i 15 e i 30 anni, sanno già cosa li aspetta e non sono dei sprovveduti, molti di loro hanno un account Facebook dove condividono selfie e video durante la traversata”. Cantelli prosegue sulla sua lettera, “Chi lavora con me può testimoniare cosa dobbiamo subire ogni giorno, siamo costantemente insultati, derisi e provocati, non chiedono mai niente gentilmente, anzi hanno la pretesa su tutto e sono pronti a ‘scattare’ se non vengono accontentati in tempi brevi”.

Con gli occhi di chi vive ogni giorno questo dramma, Manuel Cantelli conclude la sua lettera a ‘Il Tempo’ e pensa che “ stiamo andando in una direzione sbagliata, tutto questo ci si ritorcerà contro. Spero veramente che si possa fermare questa invasione”.