Migranti si comprano sposi italiani nelle mense dei poveri

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Agosto 2015 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA
Migranti si comprano sposi italiani nelle mense dei poveri

Migranti si comprano sposi italiani nelle mense dei poveri

ROMA – La sposa italiana (o lo sposo) lo trovano nei palazzi occupati e nelle mense per poveri. Sono indigenti, hanno bisogno di soldi e fanno poche domande. Lo sposo straniero, siriano o egiziano o marocchino, è ancora fuori dall’Italia, lontano nel suo Paese d’origine. Ma sarà un matrimonio con un nostro connazionale, celebrato al Cairo, a farlo arrivare nel nostro Paese, formalmente senza nessuna illegalità.

E’ un traffico da 9mila euro a matrimonio sul quale indaga anche l’Antiterrorismo: il sospetto infatti è che in Italia arrivino anche terroristi. Dopo l’attentato all’ambasciata italiana al Cairo dell’11 luglio scorso sono infatti arrivate due richieste urgenti con offerte di denaro raddoppiate, in particolare un siriano che ha concluso la trattativa mentre era ancora nel deserto in attesa.

A Roma i luoghi delle reclute dei promessi sposi pronti ad unirsi ai migranti sono la stazione Termini, le case occupate e le mense sociali per poveri e senzatetto. Una volta trovato un lui o una lei, a cui vengono in genere offerti non più di tre o quattromila euro, vengono organizzati i viaggi. Direzione Il Cairo, in Egitto. “Ne abbiamo organizzati recentemente almeno una decina”, spiega A., un quarantenne italiano coinvolto nel traffico, che oltre a girare si occupa della parte burocratica sbrigando le pratiche e procurando i documenti da portare all’ufficio anagrafe. “Dal Cairo, attraverso l’ambasciata italiana – aggiunge – arrivano la richiesta di matrimonio e una volta ottenuti i documenti necessari si parte per l’Egitto”.

Pratiche conformi alle regole, ma solo la facciata pulita di un business che nasconde l’inganno dietro l’altare. Alla futura sposa italiana viene fornito un biglietto aereo per l’Egitto, dove vengono celebrate le nozze, spesso prima con rito religioso copto o cattolico, poi avviene la registrazione del matrimonio nel Paese di origine e in Italia. “E’ chiaro che attraverso le nostre conoscenze riusciamo ad avere delle facilitazioni in Egitto – racconta A. – ma nell’arco di un paio di settimane l’uomo o la donna italiana appena sposata viene liquidata del suo compenso e può tornare a casa”.

S., per esempio, che vive in un edificio occupato romano, a 33 anni è al suo terzo matrimonio: il futuro sposo le hanno detto sarà un mediorientale. scoosciuto. La prima volta ha sposato un transessuale brasiliano, la seconda un africano. Il suo broker ha sposato in Iran una donna eritrea con lo stesso sistema.

Dopo la registrazione dell’atto anche in Italia, a distanza di qualche mese arriva la richiesta del permesso di soggiorno per motivi familiari e, con una prospettiva temporale molto più lunga, la richiesta di cittadinanza. Anche se per la maggior parte degli sposi extracomunitari l’Italia rappresenta solo una via di accesso ad altri Paesi europei.