Mihai Istoc: ha un nome il muratore romeno morto in cantiere e gettato nella discarica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Febbraio 2017 - 10:58 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mihai Istoc: ha un nome il muratore romeno morto in cantiere e gettato nella discarica. Un brandello di Dna e l’ostinazione degli investigatori di Asti hanno finalmente restituito almeno un nome al povero operaio romeno morto in cantiere nel 2009 a Venaria Reale (Torino) e gettato in una discarica. Si chiamava Mihai Istoc, aveva 45 anni, una moglie e due figli che lo aspettavano in Romania.

Lavoro nero, morte bianca, la sua è la triste parabola che accomuna i tanti lavoratori stranieri assunti per 30/40 euro per dieci ore al giorno, senza diritto alcuno, alla mercé di spietati caporali e padroncini disumani che, quando c’è un incidente sul lavoro, non esitano a cancellare ogni traccia delle vittime, peggio se capita che l’operaio muore. Chi si azzardasse a parlare viene minacciato senza troppi complimenti (come è successo a un collega e connazionale di Mihai, ridotto al silenzio dalle minacce).

Mihai lavorava a un ponteggio impegnato nella stonacatura di una villetta da ristrutturare. E’ stato assoldato in nero, usava il martello pneumatico sprovvisto di imbracature e del minimo di sicurezza che la legge impone. Quando finisce giù è la fine. Anche la trasmissione Chi l’ha visto? gli dedica una puntata. Per Antonino Marino e Vittorio Opessi, i due costruttori, quella fine drammatica è invece solo una fonte di guai potenziali, un ostacolo agli affari: prendono un divano dal cantiere e lo portano in una discarica lì vicino e con quello occultano il cadavere (e per questo sono stati condannati).

Pochi giorni dopo dei cacciatori si accorgono di un fetore nauseabondo. Proviene da quel cadavere abbandonato, anonimo che finisce al camposanto sotto un’insegna laconica e umiliante sulla lapide: qui riposa N. N.  Ora c’è scritto Mihai Istoc: era un lavoratore, aveva un nome, era amato, hanno fatto scempio del suo corpo e della sua dignità.