Milano, ente benefico creava finti badanti: sei arresti

Pubblicato il 11 Gennaio 2011 - 13:11 OLTRE 6 MESI FA

Era nato come ente benefico dedito all’assistenza agli immigrati, in primo luogo filippini ma anche di tutte le altre nazionalità, e invece l’organizzazione è risultata coinvolta in un giro di false regolarizzazioni di immigrati grazie alla cosiddetta sanatoria per colf e badanti.

L’associazione potrebbe aver creato dal nulla migliaia di finti badanti, dichiarando assunzioni da parte di datori di lavoro in realtà inesistenti. Sei persone (una delle quali si trovava già in carcere) sono state arrestate dalla polizia, a Milano, la città dove l’ente, il Pinoy Club, ha una delle sue sedi sparse sul territorio nazionale.

Tra gli arrestati ci sono il presidente dell’ente, Giuliano Adriani, di 51 anni e la sua segretaria (che invece è stata posta agli arresti domiciliari). Gli agenti sono arrivati ad individuare il giro di false regolarizzazioni grazie a una rissa tra egiziani nata proprio per il mancato ottenimento di un permesso di soggiorno già pagato.

Gli arrestati, oltre al presidente nazionale di Pinoy, sono Massimiliano De Angelis, di 41 anni, ritenuto il contabile dell’attività illecita, Giuseppe Gambardella, di 44 anni, con precedenti, Luciano Maccapani, di 61, e due egiziani di 32 e 34 anni, entrambi di Milano, l’ultimo dei quali già in detenuto. Le ordinanze, emesse dalla Procura della Repubblica di Milano contestano, a vario titolo, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla permanenza illecita di clandestini sul territorio italiano, oltre alla contraffazione, al falso e alla ricettazione.

Ai domiciliari, oltre alla segretaria del presidente del Pinoy club, una libanese di 31 anni, è stato posto anche un italiano di 48 anni. I denunciati in stato di libertà sono quaranta. A far scattare l’indagine, inizialmente su un gruppo di egiziani (un’ottantina le posizioni irregolari individuate tra le cento accertate) è stato il sequestro di documenti contraffatti in un appartamento dove erano venuti alle mani un intermediario e un clandestino che aveva pagato settemila euro senza ricevere il permesso di soggiorno.