Una bottiglia di vetro avrebbe fatto da lente riflettendo i raggi solari su un altro oggetto, probabilmente un rifiuto, il quale con l’alta temperatura avrebbe poi iniziato a bruciare. E’ questa l’ultima ipotesi degli investigatori che stanno cercando di capire come si sia originato l’incendio che è poi divampato nel palazzo di via Antonini, a Milano.
L’effetto lente
Nelle indagini, condotte dai Vigili del Fuoco e dalla squadra di polizia giudiziaria del dipartimento guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano e coordinate anche dal pm Marina Petruzzella, gli investigatori stanno verificando, oltre agli aspetti relativi Milano, incendio via Antonini: forse effetto lente di una bottiglia di vetro all’origine del rogoalla sicurezza del grattacielo di 18 piani, le cause del maxi rogo che si è originato certamente in un appartamento al 15esimo piano e molto probabilmente sul balcone.
Esclusa l’ipotesi cortocircuito
E’ stata esclusa l’ipotesi di un cortocircuito, dato che il proprietario dell’abitazione e suo figlio, che viveva lì, hanno messo a verbale che la corrente elettrica era staccata (conferma che sarebbe arrivata dall’analisi sui consumi), così come il custode del palazzo.
Le indagini si stanno concentrando ora sull’ipotesi dell’effetto lente, ossia di un caso fortuito: i raggi solari che vengono riflessi da una bottiglia e incendiano un rifiuto. Non ci sono certezze, ma è un’ipotesi che viene presa in considerazione.
Le azioni legali
Nel frattempo, alcuni legali hanno depositato le nomine per le “persone offese”, ovvero i condomini che vivevano nella Torre. Stamani in Procura si è presentato l’avvocato Alessandro Keller, che rappresenta due persone che vivevano in due appartamenti diversi, uno andato completamente distrutto.
Lo stesso legale si sta muovendo per nominare un consulente e sta raccogliendo documentazione utile.
L’avvocato Solange Marchignoli, che assiste alcuni residenti del palazzo di via Antonini, ha depositato stamani la nomina dell’ingegnere Massimo Bardazza. Se verranno disposti accertamenti irripetibili da parte della Procura, che potrebbe nominare esperti per le analisi, le persone offese, i legali e i consulenti potranno prendere parte.
Gli inquirenti dovranno anche ascoltare i responsabili della Moro Real Estate, che ha realizzato la Torre, e quelli della Aza Corp (ex Aghito Zambonini) che ha realizzato il rivestimento esterno, che ha bruciato in pochi minuti perché fatto di “materiale altamente infiammabile”. Diversi gli elementi, secondo i pm, che hanno reso la Torre “insicura”.