Minacci di darti fuoco per evitare la confisca dell’auto? E’ resistenza a pubblico ufficiale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Maggio 2017 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA
Minacci di darti fuoco per evitare la confisca dell'auto? E' resistenza a pubblico ufficiale

Minacci di darti fuoco per evitare la confisca dell’auto? E’ resistenza a pubblico ufficiale

ROMA – Minacci di darti fuoco per evitare la confisca dell’auto? E’ resistenza a pubblico ufficiale. Curioso il caso sul quale ha deliberato la Corte di Cassazione  il 29 maggio: i giudici hanno stabilito che minacciare di darsi fuoco per evitare la confisca dell’auto da parte della polizia realizza è un reato, cioè resistenza a pubblico ufficiale.

I giudici hanno infatti rigettato il ricorso di un palermitano condannato prima dal Tribunale di Marsala, sentenza poi confermata in Appello a Palermo. L’uomo era stato fermato in auto per un controllo risultando privo di qualsiasi documento. A quel punto invece di scendere dalla vettura ci si è barricato dentro brandendo una tanica di benzina e minacciando di darsi fuoco.

Il suo avvocato aveva provato a far coincidere il comportamento del suo assistito alla fattispecie di cui all’articolo 337 del Codice penale, qualificandolo come mera resistenza passiva. La perorazione non ha convinto nessuno dei magistrati cui è stata esposta.

L’imputato – si legge nella sentenza – non si è limitato a disobbedire alle richieste dei carabinieri, ma si è prodigato per impedire agli agenti, con il ricorso alla minaccia, di compiere il proprio ufficio. Pur non avendo rivolto minacce dirette alla loro incolumità, egli li ha però ricattati. Per integrare la minaccia a un pubblico ufficiale – spiegano infatti i giudici – è sufficiente il ricorso a una qualsiasi coazione, anche morale, anche indiretta, da cui però si evinca chiaramente l’intento coercitivo. Tale minaccia – attestano precedenti sentenze – può essere costituita anche da una condotta autolesionistica della persona, quando la stessa sia finalizzata a impedire o contrastare il compimento di un atto d’ufficio da parte dell’agente. (Silvia Marzialetti, Il Sole 24 Ore)