Mirandola. Incendiario, omicida, già espulso. Andava rimpatriato. Da chi?

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Maggio 2019 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA
Mirandola. Attacco Incendiario, omicida, già espulso. Andava rimpatriato. Da chi?

Mirandola. Incendiario, omicida, già espulso. Andava rimpatriato. Da chi? (foto Ansa)

ROMA – Mirandola, nella notte un nordafricano, probabilmente clinicamente fuori di testa, sicuramente clandestino in Italia, appicca il fuoco ad un edificio dove c’è la locale sede dei Vigili Urbani e dove vivono famiglie in normali appartamenti. L’incendiario diventa di fatto omicida: due persone muoiono per effetto del rogo. E molte altre restano ferite, verranno ricoverate in ospedale, qualcuna in gravi condizioni. Dunque incendiario e di fatto omicida. Ma chi e perché?

Secondo i Carabinieri che l’hanno arrestato il chi porta ad un nordafricano (origine marocchina). Con a carico parecchi precedenti penali. Un uomo che insomma in Italia ha già commesso reati. Il perché del rogo appiccato non è chiarissimo, anche se un’ipotesi c’è: la vendetta. Nella sua mente confusa il clandestino si è fatto incendiario per vendicarsi. Vendicarsi di ipotetici torti e vessazioni, vendicarsi degli uomini in divisa, vendicarsi in ultima analisi degli italiani.

Quel che è certo è che l’uomo era a tutti gli effetti un clandestino, uno che sul territorio italiano non doveva esserci. Non in teoria, non in astratto non doveva esserci, non doveva esserci sul serio. Infatti era stato espulso dall’Italia, colpito da provvedimento di espulsione, come da legge e polizia entrambi funzionanti.

Espulso, quindi andava rimpatriato. Ma è, come decine di migliaia come lui, rimasto espulso e non rimpatriato. Chi lo doveva rimpatriare? Nessuno può rimpatriare nessuno se non il governo del paese che ha espulso il clandestino. Al governo c’è da quasi un anno Matteo Salvini ad occuparsi di immigrati. In campagna elettorale Matteo Salvini contava dai 500 mila ai seicentomila clandestini che “votatemi e rimpatrierò tutti a casa loro”. E’ stato votato, è diventato ministro degli Interni, si è nominato supremo custode della sicurezza nazionale e dopo una decina di mesi di governo ha annunciato al paese che i clandestini erano meno di centomila.

Salvini aveva rimpatriato gli altri quattro/cinquecentomila? No, secondo Salvini era spariti e basta dal territorio italiano. Incredibile e neanche tanto vero. Comunque, anche fosse e non è, restano centomila clandestini. In un anno il governo in cui Salvini gestisce sicurezza ed ordine pubblico di rimpatri di clandestini ne ha organizzati circa duemila. In un mezzo secolo ce la fa a rimpatriarli tutti, sempre che non ne entri neanche uno. Per entrare ne entrano pochi. Però i clandestini aumentano di numero, per produzione interna. Immigrati sbattuti fuori dal circuito di accoglienza per taglio fondi in cosa altro si trasformano se non in clandestini?

Clandestini talvolta pericolosi e peggio che pericolosi, come il nordafricano incendiario e di fatto omicida a Mirandola. Ha ragione Salvini: gli espulsi vanno rimpatriati e non rimessi in circolo. Ma chi doveva rimpatriarlo il nordafricano incendiario ed omicida? Salvini, il suo Ministero, il suo governo dovevano rimpatriarlo quel clandestino. Rimpatriare i clandestini vuol, dire avere accordo col paese d’origine che deve riprenderselo, vuol dire trattare con quel paese e non dare ordini di cartapesta a questo o quel paese. Rimpatriare vuol dire lavorare di ambasciate, consolati, diplomazia. Rimpatriare vuol dire offrire a quei paesi merce di scambio e non bau bau via facebook. Rimpatriare per davvero vuol dire spendere soldi, organizzare. Vuol dire dire la verità alla gente: i rimpatri sono cosa lunga, costosa, difficile.

Ma eccolo Salvini ministro invocare il mancato rimpatrio del clandestino che ha appiccato il fuoco e fatto morire delle persone. Rimpatrio mancato da chi? Da Salvini ministro degli Interni. Perché non è un caso, è un sistema, un modello di governo. Ora Salvini dice che urgente e indispensabile per la sicurezza degli italiani è il Decreto Sicurezza Bis. E il Decreto Sicurezza numero uno votato sei mesi fa? Non  bastava? Vai a sapere…delle 17 misure concrete decretate in quel Decreto il governo ne ha messo in atto solo una. Eccolo lo stile di governo: facciamo un manifesto elettorale, lo dichiariamo Decreto di governo, poi di manifesto ne facciamo un altro, lo dichiariamo Decreto di governo, poi…

Così infatti hanno abolito la povertà, annullato l’immigrazione, rimpatriato i clandestini, abbassato le tasse…