Modena: sindacalisti Si Cobas prendevano soldi per contenere le proteste

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Gennaio 2017 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA
Modena: sindacalisti Si Cobas prendevano soldi per contenere le proteste

Modena: sindacalisti Si Cobas prendevano soldi per contenere le proteste

MODENA – Arrestati due sindacalisti a Modena: i due esponenti di Si Cobas sono accusati di aver preso soldi per “contenere le proteste dei lavoratori“. La Polizia di Stato di Modena ha arrestato due esponenti nazionali di spicco del sindacato, tra cui Aldo Milani (coordinatore nazionale) ritenuti responsabili di estorsione aggravata e continuata nei confronti di un noto gruppo industriale (Alcar 1 della famiglia Levoni) della provincia di Modena, attivo nel settore della lavorazione delle carni. Gli uomini della Squadra Mobile hanno sorpreso i due sindacalisti poco dopo aver incassato parte di una somma di denaro che era stata estorta per ‘calmierare’ le attività di protesta e picchettaggio nei confronti delle aziende del gruppo.

“Pagate 90mila euro per la ‘cassa di resistenza’ e non ci saranno più proteste o picchetti con l’interruzione dei lavori”. Si è configurata così, scrive l’Ansa l’estorsione che ha portato all’arresto di Aldo Milani, coordinatore nazionale dei ‘Si Cobas’ e D. Piccinini, consulente sindacale che si era frapposto tra l’azienda del settore carni Alcar 1, della famiglia Levoni di Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena, e il ‘Si Cobas’. In un blitz degli agenti della squadra mobile modenese entrambi sono finiti in manette mentre ritiravano una prima trance di pagamento pari a cinquemila euro che i Levoni, in accordo con le forze dell’ordine, avevano appena consegnato ai due soggetti.

Le indagini della squadra mobile, coordinate dal sostituto procuratore Claudia Natalini, sono partite lo scorso 13 gennaio, quando gli imprenditori Levoni hanno sporto denuncia segnalando che era in atto un tentativo estorsivo. La Alcar 1 è dallo scorso novembre al centro di accese proteste da parte dei Si Cobas, che hanno avuto un picco esponenziale nei mesi di novembre e dicembre scorsi, quando in più circostanze i picchettaggi, volutamente predisposti al fine di danneggiare le attività dell’azienda, fa sapere la questura, si sono caratterizzati con manifestazioni, non preavvisate, per il cui ripristino della legalità la polizia è dovuta ricorrere anche a cariche di alleggerimento e lancio di lacrimogeni. Il 17 novembre scorso un agente della mobile di Bologna era stato ferito dal lancio di un grosso masso che gli aveva causato ferite refertate con undici giorni di prognosi. Il 29 novembre scorso, ancora, nel corso di una carica di alleggerimento era rimasto ferito anche un giornalista del Resto del Carlino.

“Non siamo in grado di pronunciare alcunché sulla vicenda e contiamo di ottenere prima possibile maggiori e più approfondite informazioni, augurandoci che gli arrestati siano in grado di smentire le accuse. Nel frattempo, però, invitiamo tutti i mezzi di informazione ad evitare qualsiasi confusione tra i Cobas e il cosiddetto SI Cobas”. Lo scrive in una nota Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas – Confederazione dei Comitati di base. E aggiunge: “Noi inventammo e lanciammo trenta anni fa la sigla Cobas (allora acronimo di ‘Comitati di base della scuola’), costruendo il più grande movimento di massa, tra il 1987 e il 1988, mai apparso nella scuola pubblica italiana. Dopodiché, il ‘marchio’ ebbe un tale successo da provocare la nascita di numerosi ‘imitatori’ che, con piccole modifiche, prefissi o suffissi vari, hanno usato sigle simil-Cobas. Come Cobas non ci siamo mai preoccupati di difendere, per così dire, il ‘marchio’ e di rivendicare anche legalmente la primogenitura e l’uso in esclusiva del nome. Né abbiamo intenzione di farlo ora, anche se spesso tali ‘imitatori’ avevano o hanno ben poco a che fare con la nostra impostazione sindacale, politica e culturale: basti pensare ai cosiddetti ‘Cobas del Latte’. Però, qui ed ora, invitiamo tutti gli organi di informazione a evitare di usare il nostro nome, i nostri simboli (la bandiera rossa, con la scritta in bianco Cobas e con una sottostante scritta in giallo ‘Confederazione dei comitati di base’) e le immagini dei nostri esponenti nel trattare questa vicenda”.