Mostro di Firenze, trovata una pistola calibro 22: è quella dei delitti?

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Settembre 2016 - 16:46 OLTRE 6 MESI FA
Mostro di Firenze, trovata una pistola calibro 22: è quella dei delitti?

Mostro di Firenze, trovata una pistola calibro 22: è quella dei delitti?

FIRENZE – Una Beretta calibro 22 è stata ritrovata nei pressi di un torrente, sul Mugello. E subito si riapre la pista del mostro di Firenze. Intorno a Ferragosto una turista ha trovato una pistola vicino a un torrente a Madonna dei Tre Fiumi, località vicino a Ronta, proprio una delle zone dove il maniaco ha colpito uccidendo coppie di fidanzati appartati tra il 1969 e il 1985. La pistola, in anni di indagini, non è mai stata ritrovata. Per questo gli investigatori stanno lavorando per capire se c’è un possibile collegamento tra l’arma e la più fosca vicenda di cronaca nera del Dopoguerra. Scrive Il Tirreno:

La Beretta calibro 22 recuperata è adesso nelle mani dei carabinieri del Ris per essere sottoposta alle verifiche che serviranno a capire se possa avere un legame con i duplici delitti attribuiti a Pietro Pacciani e ai suoi “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Il quotidiano La Nazione specifica che si tratta di una Beretta semiautomatica Long Rifle calibro 22, un modello compatibile quindi con quello usato per gli agguati alle coppie. Ma solo facendola sparare si potrà capire se i segni lasciati sui bossoli, una specie di impronta digitale, sono gli stessi di quelli trovati sui luoghi delle “imprese” del maniaco. E la cosa non è facile a causa delle condizioni estremamente deteriorate dell’arma che dovrebbe essere messa in condizioni di esplodere i colpi.

La pistola ha ancora il numero di matricola, il che sarebbe un’anomalia nell’arma usata in una serie di omicidi visto che di solito i criminali cancellano questa importante “carta di identità”. Ma può dire molto:

Un’altra traccia preziosa è il numero di matricola ancora presente sulla pistola ritrovata: non è tra quelli delle migliaia di pistole di quel tipo passate al setaccio durante le indagini e, d’altra parte, è anche raro che ad un’arma usata per uccidere non sia stata abrasa la sua “carta d’identità”.

Per gli investigatori sarà dunque necessario controllare i registri della fabbrica per capire di quale lotto fa parte la pistola, a chi è stata venduta e soprattutto quando, in rapporto ai tempi dei duplici omicidi che si sono susseguiti dal 1968 al 1985. Di un nascondiglio dell’arma usata dal “Mostro” aveva parlato nel 1996 Giancarlo Lotti, il “pentito” del gruppo, indicandolo in un casolare nel podere Schignano, nei pressi di Vicchio, sempre nel Mugello, la località dove nel 1984 furono assassinati Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Gli investigatori non trovarono la pistola che nel 1985 “firmò” l’ultimo duplice delitto della serie, ma trovarono l’anfratto nel muro nel quale l’arma, secondo Lotti, era stata nascosta, ad una ventina di chilometri da dove è stata ritrovata la Beretta arrugginita e non lontano da un podere in cui Pacciani aveva lavorato negli anni ’60.