Mozzarelle “infette” nel Torinese: nei caseifici escrementi di topo e sostanze cancerogene

Pubblicato il 8 Settembre 2010 - 21:44 OLTRE 6 MESI FA

Non mozzarelle blu, ma centrifughe vietate, coloranti cancerogeni, escrementi di topo, acque contaminate e batteri in latte e formaggi. Tutto questo è stato trovato, nell’ultimo triennio, in azienda casearie della provincia di Torino. Il territorio è quello dell’Asl To3 di Collegno, che comprende tutta la parte occidentale dell’hinterland torinese, per un totale di oltre mezzo milione di abitanti. In tre allevamenti (due dei quali hanno poi cessato la produzione) su 324 totali sono stati utilizzate centrifughe per alterare i parametri igienico-sanitari del latte, mascherando la presenza di geni patogeni.

In quattro casi è stata riscontrata la presenza di antibiotici nel latte, che è stato immediatamente distrutto (circa 10 quintali alla volta). In uno dei 215 caseifici presenti nella zona sono stati trovati escrementi di topo, cosa che aveva portato, oltre alla denuncia del titolare, anche alla distruzione di quintali di formaggio. In alcuni formaggi prodotti da un’azienda è stata individuata invece la presenza di un colorante proibito perché cancerogeno, il cosiddetto ”sudan rosso”, con conseguente distruzione di 78 chili di prodotto.

Infine, in un allevamento è stata riscontrata la presenza di percloroetilene (un solvente industriale che aveva contaminato la falda) nell’acqua che bevevano le vacche. Infine, in cinque bancolat è stata riscontrata la presenza di alflatossina, il più pericoloso cancerogeno epatico che si conosca, che era portato dalla presenza di mais contaminato nell’alimentazione dei bovini.

A presentare la relazione, questa mattina nel corso di una conferenza stampa, sono stati il direttore sanitario Paolo Marforio e i medici funzionari del servizio veterinario dell’azienda, che nell’ultimo periodo, anche sulla scia del caso delle mozzarelle blu, hanno intensificato i controlli su allevamenti, caseifici, aziende agricole, depositi e distributori di latte automatici (i cosiddetti ”bancolat”).