Napoli, arrestato boss camorrista Luigi Esposito, vicino a clan Nuvoletta

Pubblicato il 7 Novembre 2009 - 18:35 OLTRE 6 MESI FA

Arrestato a Posillipo un boss della Camorra. Luigi Esposito, 49 anni, dall’anno scorso nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia, si nascondeva a Napoli praticamente alla luce del sole, in un villino di via Orazio.

Il boss, affiliato dei Nuvoletta, clan interlocutore della mafia siciliana, viveva qui e si godeva la vita. Esposito diventa un criminale con le prime rapine, qualche furto, la ricettazione. Poi diventa il braccio destro di Angelo Nuvoletta (arrestato nel 2001), e una delle menti finanziarie del clan.

Le prime alleanze di rilievo – con Armando Del Core, Gaetano Iacolare, Luigi Baccante, i cugini Armando ed Antonio Orlando – lo portarono ai ras Angelo e Lorenzo Nuvoletta. Partecipò anche a un famigerato summit dei primi anni ’80, in un bunker a Marano, convocato per tentare di mettere pace durante la guerra con i cutoliani: c’erano un numero impressionante di capi camorra campani e i mafiosi Totò Riina, Bontade e Brusca.

Il clan, che contava su una rete ramificata nel mondo, fu ridimensionato poi, grazie ai colpi assestati dallo Stato, dopo le rivelazioni del pentito Massimo Tipaldi negli anni ’90. Il traffico di droga era la principale fonte di guadagno: fatturavano 300-400 milioni di vecchie lire a settimana, cui si aggiungevano le entrate prodotte dal racket. Esposito aveva reinvestito parte del capitale in un complesso turistico a Tenerife.

Era stato promotore della alleanza con il clan Abbinante. Era ricercato dal 2003 per associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di stupefacenti e trasferimento fraudolento di valori. Nel 2005, il Tribunale di Napoli gli aveva sequestrato un patrimonio stimato in un milione e mezzo di euro. Poi era arrivata la condanna a nove anni di carcere.

L’arresto, dopo 6 anni di latitanza, segna una «giornata da incorniciare» per il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Da tempo Luigi Esposito viveva sotto falso nome, e ben camuffato. Si faceva chiamare Fabrizio Caliendo: una parrucca liscia brizzolata, ne ringiovaniva l’aspetto; e si era fatto crescere un pizzetto.

Abitazione lussuosa, circondato da professionisti, era un insospettabile. Alla testa del letto, nella sua camera, una foto di Marilyn Monroe. Sul camino, raro nelle case dei napoletani, un brandy di marca spagnola, il “Cardenal Mendoza”, (45 euro a bottiglia): l’enoteca personale ne era piena.

Nella sua stanza anche i biglietti di qualche nipotino, e una letterina del figlio, per la festa del papà: «Ti voglio tanto tanto tanto bene. Sei il papà più speciale del mondo. Volevo dirti che mi manchi tanto. Spero che staremo sempre insieme. Ci vediamo presto. Luigi».

Quando ha visto i carabinieri si è arreso subito. Con lui è stata arrestato anche Pasquale Iorio, 26 anni, per favoreggiamento.