Napoli, aggredì una ragazza con un coltello: si è ucciso

Pubblicato il 2 Settembre 2010 - 20:12 OLTRE 6 MESI FA

Si è tolto la vita qualche ora dopo averla aggredita, lanciandosi dal quinto piano del palazzo in cui viveva con la madre. Si è concluso con il suicidio del responsabile, riconosciuto dalla vittima, il giallo dell’aggressione di Imma B., 27 anni, accoltellata alla gola la sera del 31 agosto, a Ponticelli, quartiere di Napoli, mentre tornava a casa da lavoro.

Il suo aggressore si chiamava Giovanni Esposito, 32 anni, in cura presso il centro di igiene mentale di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, dal 1995 con una diagnosi di psicosi cronica delirante accompagnata da allucinazioni. Per gli agenti del commissariato Ponticelli, diretti dal vicequestore Luciano Nigro, si è trattato di un raptus, il gesto di un folle. Imma lo ha riconosciuto da alcune fotografie che le hanno mostrato gli agenti.

Determinanti i filmati delle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi della strada, via Bartolo Longo, dove è avvenuta l’aggressione. Fotogrammi dai quali la giovane donna è riuscita a riconoscere l’uomo che l’ha colpita alle spalle e al quale ha avuto la forza di chiedere il perché di un simile gesto mentre scappava. L’uomo, nel 2008, aveva investito e ucciso Salvatore Laureto, tecnico della Rai, mentre faceva jogging in una strada a san Sebastiano al Vesuvio.

Imma non ha rancori né rabbia, non c’è astio quando racconta ciò che le è accaduto. Solo ha chiesto di poterne conoscere il nome, anche se sa bene che lui si è suicidato la stessa notte dell’aggressione e che non era sano di mente. La 27enne tornerà a casa sabato prossimo, quando sarà dimessa dall’ospedale Villa Betania, dove è arrivata di pronto soccorso dopo l’aggressione e dove è tuttora ricoverata. Per lei, la prognosi è di 15 giorni.

Imma ha un ricordo nitido di quei momenti. ”E’ durato tutto al massimo tre secondi – racconta – mi sono sentita strattonare, poi lui mi ha colpita e gettata per terra ed è fuggito”. La ragazza si era accorta che qualcuno la seguiva, ha affrettato il passo, si è accostata di più al muro. Poi sotto casa, lui l’ha colpita: un solo fendente che le ha trapassato la gola, lasciando intatte carotide e giugulare. Per cercare di difendersi, la donna ha provato a parare il colpo con la mano sinistra, cosa che le ha causato la parziale amputazione della falange del mignolo. ”Mi fa più male il dito che non la ferita al collo”.