Napoli, la Nuova Quarto Calcio: dalla camorra all’anti-racket

Pubblicato il 6 Maggio 2013 - 11:48| Aggiornato il 14 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – La Nuova Quarto Calcio non è solo una squadra di calcio. Il suo successo più grande non quello raggiunto con la vittoria del 5 maggio sulla Frattese, che le ha aggiudicato la promozione in Eccellenza. Perché la Nuova Quarto Calcio fino al febbraio del 2011 si chiamava Quarto Calcio Ssd ed era nelle mani del clan Polverino, organizzazione mafiosa della provincia di Napoli. 

Scrive il Corriere della Sera:

Signori assoluti del traffico di hashish, con una media di 5.000 kg di droga importati al mese, gli uomini di Giuseppe Polverino si erano infiltrati sotto pelle in enti pubblici e imprenditoria locale. Quarto (…) era solo uno dei tanti domini dei boss di Marano. E la locale squadra di calcio tornava utile per estendere il controllo criminale in ogni ambito della vita civile. Non quindi soltanto un giocattolo nelle mani dei boss, ma un canale di pressione sull’amministrazione locale, un luogo per allacciare relazioni e favorire appalti, lo schermo per imporre alle imprese un pizzo mascherato da sponsorizzazione sportiva.

Poi la Procura antimafia ha chiesto e ottenuto il sequestro della squadra ponendo un’alternativa: o le dimissioni o la gestione commissariale. Per la prima volta si è deciso così di affidare la squadra ad un’associazione antiracket, nel caso della Quarto a Sos Impresa.

“Le principali attività della città di Quarto erano in mano alla camorra”, spiega Lorenzo D’Aloia, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Napoli. “Il calcio rientrava in una logica di potere”, aggiunge il sostituto procuratore antimafia Antonello Ardituro, che dopo aver coordinato le indagini, si è buttato nell’avventura della squadra anticamorra, divenendone il presidente onorario.

Dopo aver smantellato un fiorente narco-traffico, dopo aver acciuffato in Spagna lo stesso boss Giuseppe Polverino, gli inquirenti hanno cominciato ad approfondire le dinamiche di consolidamento del potere del clan. “Polverino, considerato il ragazzo di bottega di Lorenzo Nuvoletta, è un capo vecchio stile. Preferisce commerciare hashish perché la cocaina ha una reputazione peggiore”, spiega D’Aloia. “Allo stesso modo era refrattario a sparatorie, stragi e mattanze clamorose”. I nemici del clan Polverino semplicemente sparivano: “Stiamo indagando su otto casi di Lupara Bianca”, aggiunge. Il che vuol dire che verosimilmente sono stati sciolti nell’acido, pratica che gli uomini di Polverino hanno appreso dal maestro assoluto del genere, Giovanni Brusca, per anni ospite dei Nuvoletta nella tenuta di Poggio Vallesana.