Rapina a Napoli, un poliziotto spara: in coma il baby-bandito

Pubblicato il 4 Gennaio 2011 - 19:21 OLTRE 6 MESI FA

Sarà la sezione Sicurezza urbana della Procura della Repubblica di Napoli a valutare il comportamento del poliziotto che in una tabaccheria di via Domenico Cirillo, ha sparato a un giovane rapinatore, Anthony, di 17 anni, ferendolo in maniera gravissima alla testa lunedì sera. Per i medici dell’ospedale Loreto Mare, dove il ragazzo è ricoverato, il coma è irreversibile. Nella sparatoria è rimasto ferito in modo lieve anche il complice del diciassettenne, Alessandro Diana, di 18 anni.

Dopo gli atti urgenti disposti dal pubblico ministero Graziella Arlomede, di turno ieri sera, il fascicolo sara’ assegnato nelle prossime ore a un sostituto della sezione Sicurezza urbana, coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo. Il pm dovra’ valutare se si sia trattato di legittima difesa o se il poliziotto abbia commesso eventuali eccessi. In caso di morte del ragazzo, scatterebbe un avviso di garanzia come atto dovuto, per consentire all’agente di nominare un proprio perito di fiducia che assista all’autopsia. I familiari e gli amici di Anthony insistono sul fatto che il proiettile ha raggiunto il diciassettenne alla nuca: dunque, il poliziotto gli avrebbe sparato mentre il giovanissimo rapinatore era di spalle, forse in fuga. Un’altra inchiesta è stata aperta dalla Procura minorile, competente a valutare il comportamento del minore. Nella tabaccheria gli agenti della Scientifica hanno compiuto un accurato sopralluogo, facendo tutti i rilievi tecnici necessari alla ricostruzione della sparatoria. Il diciassettenne e Diana, secondo quanto riferito dai testimoni, sono arrivati in sella a uno scooter, che hanno parcheggiato fuori al negozio.

Nella rivendita, in quel momento, c’erano il tabaccaio, Raffaele Aliperta, il padre, Mario, la madre e un cliente, agente della squadra mobile fuori servizio. Anthony aveva un cappellino con visiera calato sul viso e impugnava la pistola, Alessandro Diana indossava un casco semi integrale. I due hanno minacciato i presenti con una pistola, quindi hanno ferito il cane rottweiler del tabaccaio che aveva cominciato ad abbaiare: il proiettile è entrato da un occhio e si è conficcato in gola. L’agente ha invitato il diciassettenne a gettare l’arma, ma il diciassettenne l’avrebbe puntata contro di lui; a quel punto, il poliziotto ha fatto fuoco.

La morte di Anthony è la terza tragedia per la sua famiglia. Il padre del ragazzo, Antonio, fu ucciso da un carabiniere esattamente 11 anni fa, il 5 gennaio del 1999, mentre tentava di rapinare un ufficio postale di Secondigliano. L’uomo aveva fatto irruzione nel locale dopo aver scavato, con alcuni complici, un buco sotto il pavimento. Il fratello maggiore di Anthony, Ciro, fu invece assassinato il 24 aprile del 2009 in via Pietro Lettieri, non lontano da via Domenico Cirillo: preferiva mettere a segno furti e rapine da solo e non voleva piegarsi a collaborare con Ettore Bosti, figlio del boss Patrizio; aveva anche lui 17 anni. Dopo l’omicidio, la madre, Stefania Maddaloni, si attivò per individuare mandanti e movente e collaborò con i carabinieri. Ciro, come racconta il pentito Vincenzo De Feo, era stato avvertito delle intenzioni di Bosti: ”L’ho avvisato di non uscire il giorno successivo. Lui capì la sincerità del mio gesto, ma non era spaventato ed anzi girava con la pistola dichiarandosi disponibile a rispondere al fuoco”.