Naziskin Como: i dieci forestieri banditi dalla città per tre anni, tre comaschi “avvisati”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Dicembre 2017 - 12:56 OLTRE 6 MESI FA
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Naziskin Como, 13 indagati: i 10 forestieri banditi dalla città

ROMA – Naziskin Como: i dieci forestieri banditi dalla città per tre anni. In riferimento al blitz del 28 novembre da parte dei militanti di Veneto Fronte Skinhead nella sede di Como senza frontiere, la Questura ha notificato ai dieci indagati non residenti in provincia di Como il provvedimento del foglio di via obbligatorio, con divieto di ritorno nel Comune di Como per un periodo di tre anni. Ai tre comaschi indagati il questore ha rivolto l’avviso orale, l’invito a cambiare condotta che, in caso di violazione, può portare all’applicazione della sorveglianza speciale o di altre misure di prevenzione più afflittive.

Il questore di Como Giuseppe De Angelis ha riferito che tutti i 13 partecipanti all’irruzione del 28 novembre scorso nella sede di “Como senza frontiere” risultano avere precedenti penali. Uno degli indagati, di Piacenza, ha scontato una condanna a sei anni di reclusione per tentato omicidio, otto indagati risultano essere stati colpiti da Daspo (in sette casi su otto i provvedimenti sono tuttora in vigore) e tutti, a vario titolo, risultano avere precedenti per reati legati a problemi di ordine pubblico come oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti.

Le perquisizioni effettuate all’alba nelle abitazioni di 12 dei 13 militanti dell’Associazione Veneto Skinhead hanno portato al sequestro di personal computer, chiavette salvadati, supporti informatici e documentazione cartacea inerente all’irruzione alla riunione di Como. Il reato contestato, violenza privata. Le perquisizioni domiciliari e personali si sono svolte senza problemi. Nessuna perquisizione invece a Lonigo (Vicenza), dove ha sede l’Associazione Veneto Skinhead, perché in realtà la sede non esiste, essendo soltanto un recapito di casella postale.

Perquisizioni anche a Genova, presso le abitazioni di Giorgio Gardella e Massimo Tinelli, i due genovesi che hanno partecipato al blitz. La digos di Genova si è presenta all’alba a Montebruno e a Rossiglione, dove risiedono i due naziskin che con altri 11 sono indagati per violenza privata aggravata in concorso. La polizia ha sequestrato i cellulari di Gardella e Tinelli. L’obiettivo è accertare come sia stato coordinato il blitz con militanti arrivati da diverse città del Nord ma anche se si tratti di un fatto isolato o se rientri invece in una strategia più ampia e penalmente rilevante.

Sui supporti informatici sequestrati, che saranno inviati a Como, si cerca anche il testo del proclama che è stato letto. Secondo quanto appreso ai due genovesi sarebbero state sequestrate anche le giacche con il logo di Veneto Fronte Skinhead sezione Genova che i due indossavano la sera del blitz e che sono servite per la loro identificazione, ma anche cappelli, sciarpe, adesivi e altro materiale d’area.