‘Ndrangheta: 61 arresti a Lamezia Terme, indagato senatore Pdl Aiello

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Luglio 2013 - 04:00 OLTRE 6 MESI FA
'Ndrangheta: 65 arresti Lamezia Terme, indagato senatore Pdl Aiello

‘Ndrangheta: 65 arresti Lamezia Terme, indagato senatore Pdl Aiello

CATANZARO – ‘Ndrangheta in Calabria, la Direzione distrettuale antimafia ha arrestato 61 persone accusate, a vario titolo,  di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, truffa aggravata dalle modalità mafiose e concorso esterno in associazione mafiosa.

Al centro degli arresti la cosca Giampà di Lamezia Terme, che, scrive l’agenzia Ansa, non era solo una consorteria criminale, ma un vero e proprio ”sistema mafioso” in cui trovavano posto non solo gli affiliati conclamati ma anche professionisti insospettabili e che ha insanguinato la città a suon di omicidi e dissanguato l’economia.

La Dda aveva chiesto l’arresto, con l’accusa di voto di scambio aggravata dalle modalità mafiose, anche di un senatore, Piero Aiello, del Pdl. Per l’accusa, in occasione delle regionali del 2010, Aiello avrebbe incontrato nello studio dell’avvocato Giovanni Scaramuzzino (arrestato) i boss Giuseppe Giampà e Saverio Cappello, poi divenuti collaboratori di giustizia, promettendo loro appalti in cambio di voti.

Il gip ha rigettato la richiesta sostenendo che non c’è la prova delle promesse fatte, ma la vicenda non è finita e presto arriverà al Tribunale del riesame al quale la Dda ha presentato ricorso contro la decisione del gip. Aiello, nel frattempo, si è detto amareggiato, aggiungendo di confidare nella giustizia e di essere pronto a ogni chiarimento.

Chi invece è stato arrestato è Gianpaolo Bevilacqua, attuale vice presidente della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto di Lamezia e capogruppo del Pdl alla Provincia di Catanzaro sino allo scioglimento dell’assemblea deciso dopo il decreto sull’abolizione delle Province. Oltre che di concorso esterno, il politico è accusato anche di un’estorsione. Bevilacqua, secondo l’accusa, si sarebbe presentato ad un commerciante sotto il giogo dei Giampà pretendendo uno sconto del 50%, lo stesso praticato agli affiliati alla cosca come forma di tangente, per l’acquisto di tute da destinare ai detenuti.

I rapporti tra ‘ndrangheta e politica, tuttavia, non sono una novità assoluta. Ciò che ha particolarmente colpito gli inquirenti è stato il caso delle truffe alle compagnie assicurative per falsi incidenti stradali in cui sono rimasti coinvolti avvocati, medici (alcuni in servizio all’ospedale) periti, carrozzieri ed un assicuratore. I proventi della truffa servivano alla cosca per finanziare l’acquisto di armi e droga. Ma quello che per gli inquirenti è più grave è che alle truffe, previo consenso del boss Giampà, ricorrevano anche semplici cittadini in cerca di un facile guadagno.