Il giudice: “La ‘ndrangheta e la cena al Cafè de Paris con Alemanno”

Pubblicato il 30 Novembre 2011 - 19:21 OLTRE 6 MESI FA

Gianni Alemanno (Foto Lapresse)

ROMA  – Una serata organizzata al Cafè de Paris a Roma nella quale Giulio Lampada, una delle persone arrestate mercoledì nell’ambito del blitz contro la ‘ndrangheta, ha conosciuto l’allora ministro delle Politiche agricole forestali Gianni Alemanno, e alla quale erano presenti anche Giuseppe Chiaravalloti, vice presidente della Autorità garante per la protezione dei dati personali, e il deputato Bonfiglio. Della cena si parla nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Milano Giuseppe Gennari. A descriverla in una conversazione telefonica del 3 aprile 2008 è lo stesso Giulio Lampada al telefono con Mario Giglio. Lampada spiega che ”l’altra sera mi hanno presentato Gianni Alemanno”.

Raccontando di aver fatto ”in piccolo il matrimonio di Ciccio! (…) al Cafè de Paris a Roma, una cosa veramente, veramente molto bella”. E ancora Giulio Lampada dialogando con Giulio ha spiegato: ”tu immagina il ministro con il microfono in mano, seguimi, ‘ringrazio il gruppo Lampada, noto industriale calabrese a Milano, e il dottore Vincenzo Giglio’, noi in un angolino che gli alzavamo la mano tipo ‘cià, cià, cià”. Vincenzo Giglio è il medico cugino del giudice anche lui arrestato. Giulio Lampada continuando nella sua descrizione spiega che ”c’era il deputato Bonfiglio”, Francesco Morelli, consigliere regionale della Calabria, e anche Chiaravalloti e altri noti esponenti della borghesia di Reggio Calabria, nonchè rappresentanti delle istituzioni locali.

”Eravamo i vip, diciamo la Reggio bene”, ha aggiunto. Per il giudice ”questa vicenda è la dimostrazione delle potenzialità che è in grado di produrre la strategia di Lampada. Attraverso il meccanismo delle conoscenze concatenate (…) possono arrivare agevolmente ai vertici politici ed entrare in contatto con personaggi di rilievo governativo e nazionale”. ”Che Alemanno – così com’è – non avesse idea alcuna di chi fossero in realtà i Lampada – osserva ancora il giudice – conta poco o nulla. Quello che conta è che il gruppo mafioso riesca ad accedere a determinate relazioni personali di favori alla quale mai avrebbe potuto avvicinarsi se non beneficiando della rete di compiacenze mafiose”.

Nell’ordinanza è stato fatto notare inoltre che il Cafè de Paris di Roma nel luglio del 2009 venne sottoposto a sequestro dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria in quanto ”nella diretta disponibilità della famiglia mafiosa Alvaro e in particolare di Vincenzo Alvaro, attraverso prestanome”. Il nome di Alemanno ricorre anche in un’altra parte dell’ordinanza, quando si riportano una serie di dialoghi tra Morelli e Lampada tra settembre e ottobre 2009 nei quali si segnala che i Lampada erano stati invitati alla cresima della figlia del consigliere regionale calabrese arrestato di cui il sindaco di Roma sarebbe stato padrino. Il giudice scrive tra l’altro che le intercettazioni hanno rivelato che ”la funzione religiosa è stata celebrata in forma privata dal vescovo, in una grande azienda agricola di Lamezia Terme ove era presente anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno”.