‘Ndrangheta Cosenza, arrestati 5 politici: i nomi

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2016 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA
'Ndrangheta Cosenza, arrestati 5 politici: i nomi

Sandro Principe

COSENZA – ‘Ndrangheta Cosenza, arrestati 5 politici: i nomi. Cinque politici sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri di Cosenza con l’accusa, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione, insieme a 4 esponenti di vertice della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, egemone in provincia di Cosenza. Tra i politici arrestati anche Sandro Principe, del Pd, ex Sindaco di Rende, già sottosegretario al Lavoro e già assessore e consigliere regionale. Nell’operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, oltre a Principe figurano un ex consigliere regionale della Calabria e consigliere comunale di Rende; un ex sindaco di Rende ed ex consigliere provinciale; un ex consigliere provinciale di Cosenza ed ex assessore comunale di Rende; un ex assessore comunale di Rende.

Oltre all’ ex sottosegretario Sandro Principe, gli altri politici coinvolti nell’operazione sono un altro ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo; l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo; nonché un ex consigliere comunale di cui al momento non è stata resa nota l’identità. Per tutti sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Un “collaudato ‘sistema’ ultradecennale”, un “intreccio” politico/mafioso che ha consentito a candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo del Consiglio comunale di Rende tenutesi dal 1999 e fino al 2011, per il rinnovo del Consiglio provinciale di Cosenza del 2009 e del Consiglio regionale della Calabria del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale da parte di esponenti di spicco della cosca “Lanzino-Ruà” di Cosenza, tutti condannati in via definitiva per “associazione mafiosa”, in cambio di favori vari.

E’ quanto, secondo gli investigatori, ha delineato l’inchiesta della Dda di Catanzaro che stamani ha portato a nove arresti tra i quali 5 politici. Secondo i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, le indagini hanno messo in luce un “collaudato ‘sistema’ ultradecennale che ha visto quale maggiore centro d’interessi l’amministrazione comunale di Rende”. Tra le attività illecite che sarebbero state riscontrate figurano quelle connesse all’affidamento in gestione di locali pubblici comunali a beneficio di affiliati al clan, all’assunzione nella società municipalizzata per la gestione dei servizi comunali di soggetti inseriti o contigui al gruppo criminale, al mancato licenziamento di alcuni di questi dopo avere riportato condanne e la promessa di erogazione di fondi pubblici per finanziare una cooperativa creata ad hoc da un esponente di spicco della cosca per la gestione dell’area del mercato di Rende. Le assunzioni alla municipalizzata, in particolare, avrebbero riguardato vari esponenti della cosca, tra cui il capo Ettore Lanzino.

In occasione delle elezioni amministrative a Rende venivano stipulati patti elettorali che vedevano costantemente coinvolta la cosca “Lanzino-Ruà” i cui affiliati si adoperavano nel procacciamento di voti non per una particolare fidelizzazione politica, ma per “un ovvio e scontato” perseguimento di interessi della cosca stessa che poteva essere perseguito anche attraverso l’appoggio di candidati diversi o di differenti fazioni. E’ quanto sarebbe emerso dall’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di cinque politici dell’area di Rende e Cosenza.

Dalle indagini sarebbe emerso anche che, in occasione della campagna elettorale del 2014 per il rinnovo del consiglio comunale di Rende, sia stato “interessato”, benché detenuto, uno dei quattro affiliati raggiunti dalla misura cautelare ed attualmente detenuto al regime del 41 bis. Un interessamento finalizzato, secondo l’accusa, ad ottenere il suo assenso e le indicazioni alla cosca per fornire l’appoggio elettorale secondo prassi già riscontrate in passato.

Lo stesso, però, intercettato durante un colloquio in carcere con i congiunti, aveva posto come condizione insuperabile il pagamento di una cospicua somma di denaro e si era lamentato degli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, quando si era persino occupato di monitorare l’attività politica dai principali candidati.