‘Ndrangheta “gemellata” con l’Ira per riciclaggio di denaro

Pubblicato il 5 Marzo 2013 - 15:00| Aggiornato il 31 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

REGGIO CALABRIA – La Guardia di Finanza ha sequestrato immobili, società e villaggi turistici per 450 milioni di euro. In manette sono finite venti persone, tra le quali il figlio del boss della ‘Ndrangheta Giuseppe Morabito e il padre del calciatore del Pescara Giuseppe Sculli. Gli uomini della Gdf hanno poi scoperto come nell’affare si fosse inserito anche un personaggio considerato vicino all’Ira, l’organizzazione terroristica irlandese, il quale grazie all’intermediazione di un noto imprenditore campano aveva trovato nel rapporto con le organizzazioni criminali calabresi il modo per reimpiegare ingenti somme di denaro.

L’esponente dell’Ira coinvolto nell’operazione contro le cosche Aquino e Morabito venne delegato dall’organizzazione del Nord Irlanda per atti di riciclaggio con il mondo delle mafie. Attorno al 2007-2008 ci furono contatti prima con esponenti della camorra napoletana e, tramite questi, con le famiglie della ‘ndrangheta che dal 2005 avevano avviato la costituzione di società per la costruzione di complessi alberghieri e turistici finalizzati al riciclaggio di denaro sporco.

Le indagini hanno accertato come le cosche Morabito e Aquino, attraverso una rete di società italiane ed estere, fossero riuscite a garantirsi la gestione, il controllo e la realizzazione di decine di importanti e noti complessi immobiliari turistico-residenziali nelle più belle aree balneari della Calabria. Le cosche, secondo gli investigatori, stavano cercando il consenso della popolazione assumendo maestranze locali e tentando di creare un indotto commerciale turistico.

Partendo da un “controllo passeggeri effettuato nel 2008 a Bari, che lasciava ipotizzare un coinvolgimento di esponenti della ‘ndrangheta nella costruzione di un complesso turistico-alberghiero, le Fiamme gialle hanno iniziato a investigare sulla gestione di numerosi complessi turistico-residenziali in Calabria, arrivando a dimostrare un intreccio trasversale di interessi tra le potenti famiglie Morabito e Aquino e importanti imprenditori spagnoli. Gli investigatori hanno quindi ricostruito i ramificati investimenti nel settore turistico da parte di calabresi e spagnoli, a loro volta in affari con esponenti di vertice della ‘ndrangheta della Jonica, i quali sono risultati essere i veri artefici e promotori del losco giro di business.