'Ndrangheta. Suicida la testimone Maria Concetta Cacciola: arrestati 3 familiari

Pubblicato il 9 Febbraio 2012 - 08:48 OLTRE 6 MESI FA

REGGIO CALABRIA – I genitori ed il fratello sono i familiari della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola arrestati stamani da Carabinieri e Polizia. I tre sono accusati di maltrattamenti in famiglia e violenza o minaccia per costringerla a commettere un reato, cioe' ritrattare le dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria.

Secondo l'accusa, dunque, i genitori della testimone, Michele Cacciola e Anna Rosa Lazzaro, ed il fratello avrebbero fatto pressioni su di lei, anche con l'uso della violenza per indurla a interrompere la collaborazione che aveva avviato nel maggio del 2011 con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. La donna, che aveva 31 anni, infine si e' suicidata nell'agosto scorso ingerendo acido muriatico.

Il padre della donna, Michele Cacciola, e' cognato del boss Gregorio Bellocco, capo dell'omonima cosca di 'ndrangheta di Rosarno. Il marito di Maria Concetta Cacciola, inoltre, e' Salvatore Figliuzzi, attualmente detenuto per scontare una condanna ad otto anni di reclusione per associazione di tipo mafioso.

Dopo avere iniziato a testimoniare, la donna era stata trasferita in una localita' protetta, dove era rimasta fino al 10 agosto, quando decise di tornare a Rosarno per riabbracciare i figli rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. Pochi giorni dopo il suicidio.

Contestualmente sono stati eseguiti anche 11 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Reggio Calabria contro presunti affiliati alla cosca Pesce. I familiari di Maria Concetta Cacciola sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro e da personale del Commissariato della polizia della stessa citta' in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica.

I fermi emessi dalla Dda sono stati eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Ros. L'accusa per gli undici fermani e' di associazione mafiosa. L'operazione e' stata denominata ''Califfo''.
Le indagini, finalizzate alla ricerca del latitante Giuseppe Pesce, indicato come l'attuale reggente della cosca, secondo l'accusa hanno consentito di individuare i nuovi soggetti a cui era stata affidata la direzione strategica ed operativa del clan, indebolito dalle numerose operazioni che l'hanno colpito.

Oltre alle dichiarazioni di Maria Concetta Cacciola, le indagini si sono basate su un ''pizzino'' scritto da Francesco Pesce, detto ''testuni'', arrestato il 9 agosto scorso, e sequestrato dagli investigatori, dalle dichiarazioni rese della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, e dalle intercettazioni tra gli indagati registrate nel corso delle indagini.