Necessità della filosofia popolare di Seneca, cioè Il valore della filosofia popolare TRADUZIONE latino italiano seconda prova Liceo Classico Maturità 2017

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Giugno 2017 - 10:24 OLTRE 6 MESI FA
Necessità della filosofia popolare di Seneca, cioè Il valore della filosofia popolare TRADUZIONE latino italiano seconda prova Liceo Classico Maturità 2017

Necessità della filosofia popolare di Seneca, cioè Il valore della filosofia popolare TRADUZIONE latino italiano seconda prova Liceo Classico Maturità 2017

ROMA – Necessità della filosofia popolare di Seneca, cioè Il valore della filosofia popolare: la traduzione della versione di latino proposta agli studenti del Liceo Classico per la seconda prova della Maturità 2017La versione di latino proposta per l’esame di maturità 2017 è tratta dalle Lettere a Lucilio. Nel brano l’autore parla del valore della filosofia e del bisogno che l’uomo ha di essa; ne descrive quindi le caratteristiche e le finalità, specialmente in relazione agli aspetti pratici della vita.

Il testo in latino:

Non est philosophia populare artificium nec ostentationi paratum; non in verbis sed in rebus est. Nec in hoc adhibetur, ut cum aliquā oblectatione consumatur dies, ut dematur otio nausia: animum format et fabricat, vitam disponit, actiones regit, agenda et omittenda demonstrat, sedet ad gubernaculum et per ancipitia fluctuantium derigit cursum. Sine hāc nemo intrepide potest vivere, nemo secure; innumerabilia accidunt singulis horis quae consilium exigant, quod ab hāc petendum est. [4] Dicet aliquis, «Quid mihi prodest philosophia, si fatum est? Quid prodest, si deus rector est? Quid prodest, si casus imperat? Nam et mutari certa non possunt et nihil praeparari potest adversus incerta, sed aut consilium meum occupavit deus decrevitque quid facerem, aut consilio meo nihil fortuna permittit.» [5] Quidquid est ex his, Lucili, vel si omnia haec sunt, philosophandum est; sive nos inexorabili lege fata constringunt, sive arbiter deus universi cuncta disposuit, sive casus res humanas sine ordine impellit et iactat, philosophia nos tueri debet. Haec adhortabitur ut deo libenter pareamus, ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum sequaris, feras casum.

La traduzione:

La filosofia non è un atteggiamento artefatto esibizionistico né finalizzato all’ostentazione; sta non nelle parole, ma nei fatti. Né si pratica a questo scopo, affinché la giornata trascorra con qualche piacevolezza, affinché sia tolto il disgusto all’ozio: plasma e costruisce l’animo, organizza la vita, governa le azioni, indica le cose da fare e le cose da tralasciare, siede al timone e dirige la rotta attraverso i pericoli delle situazioni burrascose. Senza di lei nessuno può vivere intrepidamente, nessuno (può vivere) con sicurezza. Ogni momento accadono innumerevoli fatti che esigono una decisione che a lei è da chiedere. [4] Qualcuno dirà: «Che mi giova la filosofia, se esiste il destino? Che giova, se un dio è colui che decide? Che giova, se comanda il caso? Infatti sia i fatti prestabiliti non si possono modificare, sia nulla si può predisporre contro le cose incerte, ma o un dio ha prevenuto la mia decisione e ha deciso che cosa io dovessi fare, oppure la sorte nulla concede alla mia decisione.» [5] Qualsiasi di queste ipotesi sia vera, o Lucilio, addirittura se tutte queste ipotesi sono vere, bisogna praticare la filosofia; sia che con legge inesorabile il destino ci vincoli, sia che un dio, arbitro dell’universo, abbia disposto tutto, sia che il caso spinga e agiti senza ordine le vicende umane, deve proteggerci la filosofia. Questa ci esorterà ad obbedire di buon grado a dio, ad (obbedire) con fierezza alla sorte; questa ti insegnerà a seguire dio, a sopportare la sorte.