ROMA- Nistri, comandante dell’Arma, generale Giovanni Nistri comandante dell’Arma dei Carabinieri. Intervista al Corriere della Sera di sabato, 48 ore fa. Intervista pubblicata sabato e quindi rilasciata venerdì scorso. Testi che di solito vengono riletti e approvati prima della pubblicazione. Riletti e approvati dall’intervistato. Testi vagliati in cui ogni virgola sta al suo posto, al posto dove si voleva che fosse. Intervista e testi che nessuno ha corretto o precisato dopo la pubblicazione. Intervista e testi quindi che sono quel che sanno e quel che vogliono si sappia i vertice dell’Arma dei carabinieri. Quel che sanno e quel che pensano del pestaggio e della morte di Stefano Cucchi.
“Una vicenda disonorevole”, la formula è tra le prime parole del Generale comandante dell’Arma. Disonorevole, termine che si usa quando una divisa o un vessillo perde l’onore.
“Magistratura ha aperto uno spiraglio di luce”. Così dice il generale comandante dell’Arma della Procura di Roma che manda a giudizio e processo carabinieri e che correda l’accusa di fattuali riscontri e non solo della deposizione/confessione di uno degli imputati.
“La gravità di ciò che è accaduto non si discute”. Il Generale comandante dell’Arma sa, ha ormai troppi fatti accertati e acclarati in mano e sotto gli occhi per concedersi di dubitare che qualcosa di molto grave è appunto accaduto. Accaduto mentre Stefano Cucchi era in custodia e nelle mani di Carabinieri.
“Una patologia, da cui cisti, trasformata in cancro, metastasi”. Con questa metafora medica il Generale Comandante dell’Arma risponde alla domanda sul meccanismo di coperture e omissioni scattato dopo la morte di Cucchi. Patologia, cisti, cancro, metastasi…in un angolo, in un angolino ma pur sempre in una parte del corpo dell’Arma.
Poi il Generale Nistri dice ovviamente che l’Arma è il suo lavoro a difesa dei cittadini, a difesa delle libertà e della sicurezza, è i suoi caduti per il dovere e per il bene collettivo, i suoi feriti, i suoi sacrifici. E nessuno può dire il contrario. Anche Ilaria Cucchi a nome della famiglia non ha mai puntato l’indice contro l’Arma nella sua totalità. Ha chiesto per anni e per lungo tempo invano che gli individui siano responsabili delle loro azioni, come da giustizia e come da legalità.
Poi il Generale Nistri fa sapere che l’Arma “non guarderà in faccia a nessuno” e prenderà i provvedimenti che sarà il caso di prendere. Anzi, fa di più: il generale Nistri dice che dalla vicenda Cucchi l’Arma amaramente ha imparato come siano necessari meccanismi di auto controllo interni più capillari e sistematici.
Un’intervista seria e pensata e meditata del Comandante dell’Arma dei Carabinieri. Chiare e neanche poche parole: “Disonore…spiraglio luce magistratura…gravità accaduto non si discute…patologia, cisti, cancro, metastasi…”. Niente da aggiungere, il generale Nistri ha detto tutto. Anzi, una cosa da aggiungere, come conseguenza logica di ciò che dice il generale Nistri dopo aver letto e preso atto della realtà. La cosa da aggiungere è che non è più il caso Cucchi o la morte di Cucchi, il vero nome della vicenda è il delitto Cucchi.