Noemi Durini, trovato sotto un’unghia il dna del fidanzato Lucio

di redazione Blitz
Pubblicato il 24 Aprile 2018 - 19:17 OLTRE 6 MESI FA
Noemi Durini, trovato sotto un'unghia il dna del fidanzato Lucio

Noemi Durini, trovato sotto un’unghia il dna del fidanzato Lucio

LECCE – E’ stato trovato il Dna del fidanzato Lucio sotto un’unghia di Noemi Durini, la ragazza di 16 anni scomparsa da Specchia (Lecce) il 3 settembre 2017 e ritrovata morta il successivo 13 settembre sotto un cumulo di pietre nelle campagne di Castrignano del Capo.

Del delitto si era auto-accusato proprio il giovane, Lucio, fidanzato della vittima, all’epoca dei fatti diciassettenne, che poco tempo dopo il delitto ha ritrattato la confessione e ha accusato del delitto un meccanico salentino.

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Secondo quanto emerse dall’autopsia, Noemi fu sepolta viva sotto un cumulo di pietre e morì asfissiata dopo essere stata picchiata, probabilmente a mani nude, e successivamente accoltellata alla nuca.

Lucio, dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini della Procura minorile, risulta l’unico indagato. E’ accusato di omicidio volontario con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti e futili e di aver agito con crudeltà.

Il Dna del giovane sul cadavere di Noemi è stato rilevato dalla perizia dei carabinieri del Ris sui reperti sequestrati, depositata presso la Procura per i Minorenni di Lecce. Per gli investigatori è stato impossibile risalire ad eventuali ed ulteriori tracce di Dna anche per via dello stato dei luoghi e del tempo trascorso prima della scoperta del cadavere, avvenuta solo dopo dieci giorni dal delitto. In quei giorni pioggia e caldo si sono susseguiti e hanno cancellato l’acido nucleico su ogni reperto biologico repertato.

Nell’inchiesta parallela a quella della Procura minorile, e condotta dalla Procura ordinaria, resta ancora aperto il fascicolo in cui risultano indagati, come atto dovuto, il padre di Lucio per sequestro di persona e concorso in occultamento di cadavere e Fausto Nicolì, il meccanico di Patù tirato in ballo da Lucio in una lettera scritta nel carcere sardo (dove il giovane è detenuto) come unico autore del delitto.