Norbert Feher, parla Marco Ravaglia: “Mi sono salvato perché mi sono finto morto”

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Maggio 2017 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA
Norbert Feher, parla Marco Ravaglia: "Mi sono salvato perché mi sono finto morto"

Norbert Feher, parla Marco Ravaglia: “Mi sono salvato perché mi sono finto morto” (Nella foto Ansa, Norbert Feher)

FERRARA – “Mi sono finto morto”: così  l’assistente della polizia provinciale di Ferrara Marco Ravaglia è sopravvissuto a Norbert Feher, noto anche come “Igor il russo” o Igor Vaclavic, il killer di Budrio da settimane ricercato nelle campagne tra Ferrara e Modena.

“Lui si è avvicinato, mi ha preso la pistola e il caricatore, mi ha insultato e poi se ne è andato. Quando ho sentito la macchina allontanarsi sono riuscito non so come ad alzarmi. Sulla strada mi hanno visto e mi hanno soccorso. In quel momento ho capito che, forse, sarei riuscito a portare a casa la pelle”, ha raccontato Ravaglia, con la voce rotta dalla commozione, ricordando quanto accaduto la sera dell’8 aprile, quando era di pattuglia nel Mezzano insieme alla guardia volontaria Valerio Verri ed entrambi sono stati assaliti da Norbert Feher. 

Verri è stato ucciso, Ravaglia è stato ferito da tre colpi di pistola e per la prima volta ha incontrato i giornalisti nel centro riabilitativo di San Giorgio, a Ferrara. Ha detto di non aver visto in faccia l’assassino e quindi di non aver potuto riconoscere e collegarlo con il killer che una settimana prima aveva ucciso Davide Fabbri a Budrio. 

“Quel giorno – ha detto Ravaglia – stavamo svolgendo come al solito il nostro servizio di osservazione e controllo del territorio. Ci trovavamo nel Mezzano e quando abbiamo visto il Fiorino pick up, abbiamo scelto di andare a controllare. Avvicinandoci, abbiamo visto un uomo vestito con abbigliamento mimetico, tipo militare. Pensavamo fosse un pescatore di frodo o un addestratore di cani. Era di spalle, non lo vedevamo in faccia. Quando ormai eravamo vicini è salito sul mezzo e se ne è andato. L’abbiamo inseguito. Aveva un vantaggio di circa 300 metri e, giunto a un incrocio, ha svoltato a sinistra vicino a un capanno di campagna. Noi eravamo sempre a distanza di sicurezza. Ho detto a Valerio di non scendere, sono sceso io e come ho aperto la portiera sono stato colpito. Non sapevo nemmeno quante volte. Mentre ero a terra ho sentito la voce di Valerio che diceva: ‘Hai sparato ad un agente di Polizia Provinciale’, poi altri spari”.

Dopo l’intervento al Bufalini di Cesena, l’agente era stato trasferito all’ospedale di Cona e ora sta seguendo il percorso riabilitativo all’ospedale San Giorgio. “Sta procedendo secondo i piani. Il paziente – ha detto il medico Nino Basaglia – risponde bene ma, prima delle dimissioni totali dalla struttura, saranno necessarie ancora circa 8-10 settimane. Per il recupero totale servirà invece molto di più, parliamo di circa un anno”.

Accanto all’agente e al medico, anche il comandante della Polizia provinciale di Ferrara, Claudio Castagnoli: “Questi uomini – ha detto – stavano compiendo un servizio importante, stavano difendendo il nostro territorio. Ho scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché venga dato a Marco e alla famiglia di Valerio un riconoscimento”.

All’incontro hanno partecipato anche i figli di Valerio Verri, che hanno ascoltato la testimonianza di Ravaglia e alla fine hanno detto: “Abbiamo tante domande da fare e aspettiamo risposte da parte della giustizia”.