Norman Atlantic, moglie della vittima: “Mio marito morto di freddo per salvarmi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Dicembre 2014 - 08:36 OLTRE 6 MESI FA

BARI – “Mio marito Georghios è morto di freddo per salvarmi”: Teodora Douli, moglie dell’unica vittima dellincendio sul traghetto Norman Atlantic, racconta così gli ultimi momenti insieme al marito. I due si erano gettati in acqua per cercare di raggiungere una zattera e salvarsi dall’inferno di fumo e freddo sul ponte della nave. Ma lui non ce l’ha fatta.

“Mio marito Georghios è morto di freddo per salvarmi, facendomi scudo col suo corpo, una volta che eravamo finiti in acqua per raggiungere una scialuppa. Si è sacrificato per me. Non lo dimenticherò mai. Io e mio marito siamo stati più di 4 ore in acqua: ho tentato di salvarlo ma non ci sono riuscita, lui mi diceva ‘moriamo, stiamo morendo'”,

ha raccontato ai mediatori dell’Arci che l’hanno accolta a Otranto la donna, Teodora Douli, 56 anni. Lei è ricoverata all’ospedale di Galatina. A quello di Copertino si trovano altri sopravvissuti all’inferno di fiamme e freddo. Come Sofia Antonaki, moglie di un professore di Ginecologia, Giorgio, che è rimasto tra i passeggeri ancora a bordo della Norman Atlantic.

La signora ha segnalato al console greco, che ha fatto il giro degli ospedali pugliesi per visitare i connazionali, un’importante anomalia:

“Noi dovevamo partire con un’altra nave della compagnia, ma all’ultimo momento ieri c’è stato un cambio e ci hanno imbarcato sulla Norman. Però questa era piena di camion e infatti nell’aria c’era un gran puzzo di gasolio. Perciò ci siamo subito preoccupati. In effetti, poi, l’incendio pare sia nato proprio dal garage. Ci siamo aggrappati alle corde calate dagli elicotteri, con me c’erano i miei due figli maschi di dodici e quindici anni, sono stati molto coraggiosi, si sono arrampicati come due piccoli eroi”.

Due piccole eroine sono state anche Fei e Alexandra, sorelline greche prese in cura all’ospedale di Brindisi.

“Dall’alto hanno calato le corde e ci siamo aggrappate. Una scena come nei film di guerra con i marines, ma abbiamo pensato anche al Titanic. Solo che stavolta era tutto vero”.

E tutto quel che è successo lo ha spiegato un’altra ragazzina, dodici anni appena, figlia di Michele Lazzizera, direttore di macchina della Norman Atlantic, che con la madre Rosa e il fratellino aveva seguito il padre in nave per passare con lui il Natale.

“Stavo dormendo, mi ha svegliato il suono della campanella dell’allarme, tutti correvano per la paura del fuoco, anch’io l’ho visto il fumo e le fiamme salire, così mi sono subito messa a correre verso il punto di raccolta della scialuppa più vicina. I marinai ci hanno calato giù, faceva un freddo tremendo, non si vedeva niente, abbiamo atteso nel silenzio per ore, piangendo e pregando, finché abbiamo sentito in cielo gli elicotteri…”.

Foto LaPresse