Omicidio Calvi: assolti Carboni, Calò e Diotallevi

Pubblicato il 7 Maggio 2010 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Calvi

Confermata l’assoluzione per Flavio Carboni, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi, imputati di concorso in omicidio volontario premeditato in relazione alla morte di Roberto Calvi. La decisione dalla Prima Corte d’Assise d’appello di Roma.

L’ex presidente del vecchio Banco Ambrosiano fu trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri, a Londra, il 18 giugno del 1982.

In aula, al momento della sentenza letta dal presidente Guido Catenacci dopo oltre tre ore di camera di consiglio, c’era soltanto Ernesto Diotallevi. Calò, detenuto ad Ascoli Piceno, era collegato in videoconferenza. Assente, invece, Carboni che pure aveva seguito tutte le udienze del processo d’appello.

La sentenza di oggi conferma, quindi, quella emessa in primo grado il 6 giugno 2007. Il rappresentante dell’accusa, Luca Tescaroli, aveva chiesto la condanna all’ergastolo dei tre imputati per l’omicidio dell’ex presidente del Banco Ambrosiano.

Dalla vicenda erano già usciti di scena, con sentenza di assoluzione passata in giudicato, Silvano Vittor e Manuela Kleinzing. L’accusa per Carboni, uomo d’affari, Calò, ex cassiere della mafia, e Diotallevi, già coinvolto in indagini sulla banda della Magliana, era quella di aver organizzato la morte di Calvi, in concorso tra loro e con altri non ancora identificati, avvalendosi delle organizzazioni criminali di tipo mafioso «per punirlo di essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle organizzazioni criminali».

«Siamo molto contenti perché sulla vicenda Calvi si era scatenata, nei confronti di Flavio Carboni, una sorta di persecuzione giudiziaria», é il commento degli avvocati Renato Borzone e Anselmo De Cataldo, difensori dell’uomo d’affari, a conclusione del processo d’appello per l’omicidio Calvi. «Sono state elevate al rango di prove e di indizi congetture e sospetti di carattere romanzesco – hanno aggiunto i legali – due corti di assise di grande rigore hanno fatto giustizia e ci auguriamo davvero che non si voglia continuare sulla strada dell’accusa, perché errare è umano, ma perseverare è diabolico».

Il procuratore generale Luca Tescaroli, che rappresentava l’accusa nel processo Calvi anche nel processo di primo grado, è fortemente scettico: «Pur assolvendo gli imputati la sentenza conferma che Roberto Calvi è stato assassinato. Va rispettata in quanto espressione di democrazia ma bisogna riflettere perchè – ha aggiunto – nella prospettiva dei familiari del banchiere, questa pronuncia uccide due volte Calvi».