Omicidio Giorgia Padoan, strangolata 25 anni fa: indagato ex compagno di studi

Pubblicato il 22 Febbraio 2013 - 11:30| Aggiornato il 26 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Giorgia Padoan fu strangolata in casa il 9 febbraio 1988. Aveva solo 20 anni e studiava all’università di Torino.  Giorgia offrì un caffè al suo assassino, indizio che la ragazza lo conosceva. Per 25 anni il suo è stato un “cold case“, un caso senza soluzione, ma il 21 febbraio è spuntato il primo indagato per la sua morte. Si tratta di un suo compagno di università, oggi insegnante di 47 anni. Due anni in più di quelli che Giorgia avrebbe avuto.

Le indagini negli anni sono continuate ed ora grazie alle innovazioni tecnologiche e scientifiche, la squadra mobile di Torino, che ha un apposito gruppo dedicato ai ‘cold case‘, e lo Sco di Roma sono riusciti a individuare il presunto assassino. L’uomo è stato interrogato per tutta la mattina e iscritto nel registro degli indagati dopo che è stata effettuata anche una perquisizione domiciliare.

Si tratterebbe di un ex compagno di studi della vittima, che oggi fa l’insegnante e ha 47 anni, due in più di quanti ne avrebbe la ragazza. Per ora, secondo quanto trapela da ambienti investigativi, non si può fare di più, in quanto mancano le esigenze cautelari per giustificare l’emissione di misure restrittive. L’uomo, infatti, è incensurato e insospettabile e dopo il fatto non è fuggito né ci sono i presupposti perché commetta un nuovo delitto.

Il pm Enrica Gabetta gli contesta il reato di omicidio volontario. Secondo la ricostruzione dei poliziotti, avrebbe agito per un raptus. La ragazza era stata strangolata con una catena da bicicletta dopo avere offerto il caffé al suo assassino. L’uomo aveva poi messo a soqquadro l’appartamento al terzo piano di un palazzo del popolare quartiere Barriera di Milano, a Torino, allo scopo di simulare una rapina finita male e aveva strappato il pigiama alla ragazza, anche se non era stata consumata alcuna violenza sessuale.

Infine, aveva aperto i rubinetti del gas della cucina e anche quelli dell’acqua per creare ulteriore confusione dopo avere lavato accuratamente la tazzina utilizzata. La sola traccia a disposizione degli investigatori era un’impronta di scarpa trovata su una macchia di caffè rovesciato sul pavimento. Ma, secondo quanto trapela, non sarebbe questo l’indizio ad avere ricondotto al sospettato.