MILANO – Riaperta l’istruttoria nel processo di secondo grado a carico di Stefano Binda, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi.
La Corte d’Assiste d’Appello di Milano ha accolto la richiesta della difesa dell’imputato di ascoltare come testimone Piergiorgio Vittorini, il penalista che disse di conoscere l’autore della lettera scritta dal presunto killer, e anche due consulenti grafologici.
Lidia Macchi era una studentessa quando nel gennaio 1987 fu uccisa con 29 coltellate in un bosco a Cittiglio, in provincia di Varese. Per il delitto Binda è stato condannato in primo grado all’ergastolo nel 2018. Ora si avvia il secondo grado e nella prossima udienza del 18 luglio verrà sentito l’avvocato Vittorini, il penalista bresciano al quale si sarebbe rivolto un uomo per dichiarare di essere il vero autore di ‘In morte di un’amica’, il testo inviato dal presunto killer alla famiglia della giovane il giorno dopo il delitto.
Testo che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato scritto appunto dall’imputato Stefano Binda. Il legale, che era stato chiamato a testimoniare davanti alla Corte d’Assise di Varese, in primo grado si era avvalso del segreto professionale. Secondo l’avvocato Daniele Pizzi, che assiste i familiari della giovane che si sono costituiti parte civile, il teste Vittorini dovrà “venire in aula e dire chi è l’autore della lettera anonima”.
Sempre la prossima udienza verranno sentiti i due consulenti grafologici, uno dell’accusa e l’altro della difesa e non è escluso che la Corte d’Assise d’Appello, dopo il confronto tra i due periti, possa ordinare una nuova maxi perizia.
“Siamo molto contenti della riapertura dell’istruttoria, ci abbiamo puntato molto – ha detto Patrizia Esposito, difensore di Binda insieme al collega Sergio Martelli- ci fa piacere che la Corte abbia deciso così per ragioni di tipo tecnico, processuale”. (Fonte ANSA)