Omicidio Meredith Kercher, Amanda Knox: “Ricevo ancora insulti e minacce”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Novembre 2017 - 13:36 OLTRE 6 MESI FA
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Omicidio Meredith Kercher, Amanda Knox: “Ricevo ancora insulti e minacce”

PERUGIA – Sono passati dieci anni dall’omicidio di Meredith Kercher e Amanda Knox confessa di venir insultata e minacciata di morte.

Il ricordo di Amanda, dice Amanda Knox, è sepolto “sotto le orribili foto dell’autopsia, gli insulti verbali e le minacce di morte che ho ricevuto (e ancora ricevo), le false accuse, gli anni di carcere che ho sopportato, i processi multipli e i titoli spaventosi che sovrapponevano i nostri nomi e le nostre facce, ingiustamente, confondendo la sua morte con la mia identità”. “Mi manca – dice la giovane americana – e le sono grata per il ricordo dei tempi passati insieme”.

Amanda Knox ricorda sul Westside Seattle la vicenda giudiziaria finita con l’assoluzione sua e di Raffaele Sollecito, mentre a 16 anni di reclusione è stato condannato Rudy Guede. “Mi deprime sapere – dice Amanda – che il piangerla mi costi critiche per ogni cosa che io oggi dica o non dica. Ma ancora più deprimente è il fatto che Meredith oggi non sia qui, mentre meriterebbe di esserci”. “Ci sono persone che pensano – prosegue Amanda – che io non debba avere il diritto di piangere Meredith, persone che credono, ma non è vero, che io abbia avuto a che fare con il suo omicidio”. “Pensano che io e Meredith siamo indissolubilmente legate” – prosegue -, e che “non sia giusto che io non abbia perso nulla, mentre lei ha perso tutto. Si sbagliano”.

“Sono passati dieci anni, eppure niente sembra cambiato” dice invece su Twitter Sollecito. Che scrive anche sull’account del Papa: “vorrei poter avere metà della sua forza”.

Il dolore della famiglia Kercher è in una lunga lettera inviata da Stephanie, la sorella di Mez, al suo legale, l’avvocato Francesco Maresca. “Non sappiamo, e probabilmente non sapremo mai, nulla di nuovo – scrive – su ciò che le è accaduto. Sono delusa dal sistema giuridico italiano in quanto si è contraddetto più volte nelle sue decisioni, e non ha cercato nuove piste investigative”. Ma la sorella di Meredith e la sua famiglia sono anche “per sempre grati al popolo italiano per il suo supporto e la sua bontà nel ricordare Mez”. “Nel Meredith Kercher case – ribadisce Maresca – tutti sappiamo che Rudy Guede, l’unico condannato, non era solo ma sappiamo anche che per lo Stato non ci sono altri colpevoli”. “A prescindere da ciò che la gente pensa sulla colpevolezza o innocenza di Knox e Sollecito – sottolinea quindi Stephanie -, il giudice li ha assolti. Hanno però inoltre detto che Guede non ha agito da solo. Quindi, che fine fa questo caso? Stanno forse seguendo altre piste investigative? O stanno forse confermando che Knox e Sollecito si trovavano lì ma non sono in grado di identificare esattamente il ruolo che hanno avuto negli eventi? O stanno forse dicendo che il caso è chiuso per sempre anche se irrisolto?”.

Per Stephanie Kercher “che si creda all’innocenza o alla colpevolezza degli accusati ci sono ancora delle contraddizioni”. “Rudy Guede – aggiunge – è stato condannato sulla base di non avere agito da solo, ma non essendoci nessun altro a processo o condannato, questo ci fa avere molte domande, a noi come famiglia e a chi sta seguendo il caso”. “Nei dieci anni che in un modo o nell’altro sono passati – ha scritto ancora -, non sappiamo, e probabilmente non sapremo mai, nulla di nuovo su ciò che le è accaduto”. Una lettera che comunque non ha tralasciato aspetti più intimi.

“Dieci anni fa – ha sottolineato Stephanie Kercher -, le nostre vite sono cambiate per sempre. Il giorno in cui Meredith ci è stata brutalmente portata via è indelebile nella mia mente. Il dolore e il senso di impotenza non si affievoliscono mai”. “Alla mia bellissima sorella dico questo: ti ricorderemo oggi come facciamo sempre, con il tuo sorriso e il tuo calore, ma con una profonda tristezza e un vuoto che non si potrà mai colmare. Non in 10 anni, non in 20 o più anni ci mancherai meno. Questa è per sempre la tua storia, ‘Il caso Meredith Kercher'” le parole di Stephanie che chiudono la lettera.