Omicidio Romano, arrestato Salvatore Baldassarre: “Agguato camorra per errore”

Pubblicato il 13 Marzo 2013 - 09:55| Aggiornato il 26 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – “Quando inizio a sparare non mi fermo più”. Queste le parole di Salvatore Baldassarre, il presunto killer della camorra accusato di aver ucciso per errore Pasquale Romano lo scorso ottobre. Baldassarre, 30 anni, è ritenuto affiliato al clan ‘Abete-Abbinante-Notturno’ ed è stato bloccato ed arrestato dai carabinieri a Marano di Napoli la mattina del 13 marzo. Al momento dell’arresto Baldassarre era armato di semiautomatica e in possesso di documenti falsi.

Romano, 30 anni, fu ucciso per errore in un agguato della camorra con 14 colpi di pistola il 16 ottobre del 2012. L’agguato fu organizzato e messo in atto nell’ambito dei contrasti fra il clan camorristico degli ‘Abete-Abbinante-Notturno’, al quale secondo gli investigatori apparteneva Baldassarre, e il gruppo della cosiddetta ‘Vanella Grassi’, per il controllo sulle piazze di spaccio nella zona Nord di Napoli.

A rivelare l’errore di persona fu Carmine Annunziata, affiliato al gruppo degli scissionisti, ai pm di Napoli Sergio Amato ed Enrica Parascandolo. Annunziata riportò le parole di Baldassarre, arrestato come presunto killer: “Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più”. Una dichiarazione che riguardava proprio l’errore per cui Romano fu ucciso.

Romano era residente a Cardito ed era un giovane stimato da tutti e fu ucciso nel quartiere napoletano di Marianella per un ”sms” non arrivato in tempo che avrebbe dovuto mandare una donna assoldata dai sicari. Romano era andato a trovare la sua fidanzata ed era appena uscito dalla palazzina dove abita la ragazza con la sua famiglia. I killer lo scambiarono con la vittima designata e non esitarono a far fuoco uccidendolo con 14 colpi di pistola.

La svolta nelle indagini arrivò il 28 novembre scorso quando Carabinieri e Polizia fermò uno dei presunti assassini, Giovanni Marino. Agli investigatori qualche giorno prima si era però presentata una donna, la zia della fidanzata di un piccolo pregiudicato del quartiere, che avrebbe dovuto mandare un sms ai killer per farli entrare in azione spiegando quanto era accaduto quella sera.

I sicari non attesero quel messaggio che avrebbe dovuto segnalare l’arrivo del vero bersaglio, designato nell’ambito della ”guerra” per il controllo delle piazze dello spaccio della droga facendo fuoco su Romano che per caso si era trovato in quel momento nel luogo dell’agguato.

Il colonnello Marco Minicucci, comandante provinciale di Napoli dei Carabinieri, ha commentato: “L’arresto da parte dei Carabinieri di Napoli di Salvatore Baldassarre, componente del gruppo di fuoco del clan Abete-Abbinante, non potrà colmare il vuoto lasciato dal povero Lino Romano. Ma catturare colui che è indicato quale esecutore materiale di questo efferato delitto è far vincere la giustizia, è sottolineare con i fatti il forte impegno profuso dalla Magistratura e dalle Forze di Polizia per contrastare l’espansione dei clan, in lotta tra loro”.

Mincucci ha poi aggiunto: “Questo risultato, frutto del sacrificio e della forte determinazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napolsi inserisce a pieno titolo nel cosiddetto ‘sistema Scampia’ avviato nell’estate del 2012 per frenare l’escalation di omicidi che ha interessato l’area nord di Napoli. Un’operazione ad alto impatto che vede tuttora Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, opportunamente rinforzati con circa 400 unità messe a disposizione dal Ministero dell’Interno, esercitare un controllo del territorio assiduo e costante sull’area di Scampia e Secondigliano, senza tralasciare le altre aree sensibili del territorio”.