Omicidio Reggiani, Emilia Neamtu: “Mailat voleva uccidermi”

Pubblicato il 22 Marzo 2012 - 16:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”Dopo che gli urlai contro, avendolo visto con la signora sulla spalla, la buttò in terra e mi si avvicinò, voleva uccidermi. Poi però vide che stava arrivando l’autobus pieno di operai e quindi si allontano’ nell’altra direzione”. A parlare e’ Emilia Neamtu, la testimone nel processo contro Romulus Nicolae Mailat accusato di aver ucciso alla stazione ferroviaria di Tor Di Quinto a Roma il 30 ottobre 2007 Giovanna Reggiani.

Per quel delitto il cittadino romeno e’ stato condannato all’ergastolo, sentenza divenuta definitiva dopo la pronuncia della Cassazione dell’aprile del 2010.

La donna ha testimoniato nel processo che vede Mailat imputato per calunnia per aver detto, nel corso di un interrogatorio, che autore di quel delitto fu Vasili Neamtu (deceduto a Roma il 15 dicembre scorso), uno dei figli di Emilia. La donna, in collegamento video dalla Romania, ha affermato di aver visto Mailat portare il corpo di una donna ”che aveva il busto nudo e con indosso la sola scarpa sinistra. Gli urlai contro: ‘Romika che hai fatto, l’hai uccisa?’ Io mi trovavo sopra un ponticello, lui sotto. Lasciò cadere il corpo della donna a terra e provò ad avvicinarsi a me per uccidermi, ma l’arrivo dell’autobus gli fece cambiare idea. Poi lui andò nella sua baracca e si cambiò i vestiti che erano sporchi di sangue. Poi arrivò la polizia e trovò la borsa della signora e tutti i suoi soldi proprio nella baracca di Mailat”.

Per il difensore di Mailat, l’avvocato Piero Piccinini, il racconto della donna denota alcune incongruenze rispetto a quanto dichiarato agli investigatori altri due romeni, Nicolae Clopotar e Dorin Obedea. I due riferirono delle presenza complessiva di cinque persone al momento dell’aggressione della Reggiani.

La difesa avrebbe voluto sentirli in contradditorio tra le parti ma non è stato mai possibile. E anche in base a questo aspetto che Piccinini ha presentato ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’uomo a Strasburgo per violazione dei diritti della difesa. Se la Corte accogliesse il ricorso il processo dovrebbe ricominciare da zero, previa omologazione della sentenza della tribunale di Strasburgo da parte della Cassazione.

Per la procura di Roma dietro la morte di Vasili Neamtu, figlio di Emilia, la supertestimone dell’omicidio di Giovanna Reggiani, non ci sarebbe alcun giallo o mistero. Neamtu è morto il 15 dicembre scorso a pochi giorni dalla sua testimonianza nell’ambito del processo per calunnia a carico di Romulus Nicolae Mailat (condannato all’ergastolo per l’uccisione della Reggiani).

In base a quanto accertato dal magistrato di turno, Erminio Amelio, Vasili si è tolto la vita impiccandosi. Nella sua abitazione la polizia non ha trovato nessun biglietto di addio ma dalle indagini non e’ emerso nessun elemento che potesse mettere in dubbio l’ipotesi del suicidio. Il procedimento è stato, quindi, archiviato.

L’improvvisa morte del giovane non avra’ comunque ripercussioni nell’inchiesta sui presunti complici di Mailat. Gli accertamenti svolti dal sostituto Bice Barborini, titolare del fascicolo, non avrebbero portato a nessuna clamorosa novita’ rispetto a quanto accertato nell’ambito del processo per la morte della Reggiani. Non è escluso, quindi, che questa seconda indagine sia destinata ad una archiviazione.