Omicidio Sarah. Rilanciata la castrazione chimica, un dibattito iniziato nel ’90

Pubblicato il 8 Ottobre 2010 - 17:12 OLTRE 6 MESI FA

Michele Misseri

La vicenda di Sarah e l’intervento del ministro Roberto Calderoli, che rilancia la castrazione chimica per gli autori di reati efferati come questo, porta di nuovo alla ribalta il dibattito iniziato in Italia a metà degli anni ’90.

La pena si basa sull’iniezione di farmaci come il ciproterone che bloccano gli ormoni sessuali maschili. I farmaci sono analoghi dell’ormone maschile testosterone e vengono utilizzati anche nella cura di alcuni tumori, si legano ai recettori del testosterone e in questo modo impediscono all’ormone maschile di attivarsi, neutralizzandolo.

In pratica, il testosterone viene bloccato proprio come accade in una castrazione fisica, ma perché l’effetto della castrazione chimica possa essere duraturo l’individuo dovrebbe assumere queste sostanze per molto tempo per mezzo di sistemi di somministrazione permanenti, come quelli a lento rilascio sottopelle.

Il primo a chiedere la castrazione chimica in Italia è stato nel febbraio 1997 a Milano, Orlando Dossena, 42 anni, accusato di una quarantina di violenze sessuali e tentativi di violenza. Nel gennaio 1998 è stato presentato il primo progetto di legge sull’autocastrazione chimica. Nel 2003 si è espresso in materia il Comitato Nazionale di Bioetica, in un documento che rifiutava trattamenti sanitari obbligatori nei pedofili e castrazione chimica.

Approvata da alcuni Stati americani, la castrazione chimica è adottata oggi in Svezia, Danimarca, Canada, Gran Bretagna e Spagna.