Omicron 4 è in Italia: la nuova sottovariante isolata al San Gerardo di Monza. Che cos’è e come cambia il virus

Omicron 4 è in Italia: la nuova sotto-variante di coronavirus che ha causato una impennata di casi in Sudafrica è stata isolata e genotipizzata presso il laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale San Gerardo di Monza, diretto dalla dottoressa Annalisa Cavallero. Lo rende noto lo stesso San Gerardo. 

La variante BA.4, già al vaglio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), si legge nella nota, “fino ad oggi non era ancora stata sequenziata in Italia”.

Il laboratorio, che porta quotidianamente avanti il lavoro di genotipizzazione del virus, è inserito nella rete lombarda e italiana dei laboratori che si occupano di identificazione e isolamento delle varianti. “Trovare con rapidità varianti è fondamentale per improntare al meglio le cure – sottolinea il direttore generale della ASST Monza Silvano Casazza – In questa particolare circostanza sono orgoglioso del lavoro svolto dal nostro laboratorio, tra i primi in Italia per qualità”.

“Mi complimento con il laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale San Gerardo di Monza – commenta la vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia Letizia Moratti – una vera eccellenza della ricerca e che conferma la vigilanza attenta e massima che Regione Lombardia mantiene sul Covid-19”.

Omicron 4, che cos’è

Secondo l’Oms, entrambe le sorelle di Omicron individuate in Sudafrica, sia Omicron 4 che Omicron 5, “hanno ulteriori mutazioni (S:L452R e S:F486V) nella regione di Spike” di Sars-CoV-2, quella che il virus utilizza per agganciare le cellule bersaglio, nonché “mutazioni uniche al di fuori di Spike”.

E “le mutazioni S:L452R e S:F486V – si legge nel report dell’Oms – sono associate a potenziali caratteristiche di fuga immunitaria”.

Significa che il lignaggio BA.4 mostra una elevata capacità di aggirare le risposte immunitarie grazie a nuove mutazioni che erano assenti nei predecessori. Se la mutazione BA.2 ha causato un aumento dei casi a gennaio prolungando l’ondata di Omicron, ora le nuove mutazioni BA.4 e BA.5 potrebbero portare ad un aumento di casi dovuti a reinfezioni.

Stando ai primi dati sembrerebbe che il nuovo coronavirus mutato sarebbe in grado di reinfettare non solo chi ha sviluppato il Covid con le varianti precedenti, ma anche chi è stato infettato da Omicron negli ultimi mesi. Dati non incoraggianti in vista dell’imminente allentamento delle misure anti-contagio.

Omicron 4 responsabile del 70% di casi in Sudafrica

Le sotto-varianti Omicron BA.4 e BA.5 in Sudafrica hanno soppiantato le altre varianti e ormai sono la causa di più del 70% delle infezioni. A loro si deve una ripresa dei contagi nel Paese africano. Ancora, tuttavia, non è chiaro se il vantaggio delle due nuove sotto-varianti sia da attribuire a una più alta trasmissibilità intrinseca rispetto alle altre forme del virus o a una maggiore capacità di infettare chi ha già contratto l’infezione o si è vaccinato.

Sono questi i dati che emergono da uno studio sudafricano coordinato dalla Stellenbosch University e dal National Institute for Communicable Diseases. La ricerca è stata resa disponibile in pre-print, prima della valutazione da parte della comunità scientifica.

“Al momento, il nostro scenario più probabile per Omicron BA.4 e BA.5 è che aumenteranno le infezioni ma che ciò non si tradurrà in aumento dei ricoveri e dei decessi”, spiega su Twitter il coordinatore della ricerca Tulio de Oliveira. Le varianti BA.4 e BA.5, ricostruisce lo studio, hanno avuto origine rispettivamente a metà dicembre e ai primi di gennaio. In Sudafrica hanno preso piede ad aprile, presentando un vantaggio di crescita rispettivamente dell’8 e del 12% rispetto a Omicron BA.2.

Il fatto che la loro diffusione sia avvenuta dopo circa 4 mesi dalla prima ondata di Omicron rende “plausibile che la diminuzione dell’immunità sia un importante fattore per la loro diffusione“, aggiunge Oliveira. Il modo in cui le due varianti si comporteranno negli altri paesi, dunque, secondo il ricercatori potrebbe dipendere dallo stato immunitario della popolazione.

Al momento, “non c’è nulla di cui preoccuparsi, il Sudafrica sa come affrontare le nuove ondate: la cosa più importante è farsi vaccinare il prima possibile”, scrive Oliveira. 

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