Padova, il Comune recinta un campo nomadi regolare

Pubblicato il 10 Aprile 2010 - 16:47 OLTRE 6 MESI FA

Dopo il muro di via Anelli, che aveva spezzato il traffico di droga nel quartiere est della città e aveva reso il sindaco molto popolare, un’altra barriera spunta a Padova. Il primo cittadino è ancora Flavio Zanonato e l’amministrazione è saldamente in mano al centrosinistra. Questa volta il quartiere si chiama Mortise, siamo sempre nel quadrante est ma il problema non è più la droga: tocca ai rom abusivi.

In via Bassette c’è un campo incolto, divide una zona residenziale dai piloni che sorreggono la tangenziale. Da due anni vi si è insediata una comunità rom: 13 adulti, 27 bambini. Sono tutti censiti dal Comune, i piccoli frequentano la scuola, la comunità paga un simbolico affitto di 100 euro alla proprietaria dell’appezzamento.

Succede però che nel tempo le condizioni cambiano ed arrivano i parenti. La visita si fa stanziale, e i tre nuclei familiari autorizzati smettono di pagare l’affitto, ritrovandosi denunciati per occupazione abusiva. I rom aggiunti arrivano dalla zona di Torino, dicono di vivere di raccolta di ferro: ben diversa l’opinione di residenti e commercianti del quartiere che registrano un inquietante aumento di furti, e assistono a spettacolari inseguimenti con pattuglie di polizia e carabinieri impegnate di continuo. La gente si lamenta, i rom aumentano e il Pd padovano si spacca. Alcuni suoi rappresentanti, nello scorso inverno, si mettono a raccogliere firme in piazza per la cancellazione del campo nomadi, e Zanonato reagisce malamente.

Il sindaco tuttavia segue la vicenda e in questi giorni decide di firmare un’ordinanza che parla di ordine pubblico e carenze igieniche sanitarie. Poi, insieme alla polizia e ai tecnici del Comune, decide di far costruire un muro formato da un new jersey di cemento dipinto di verde per non dare l’idea della recinzione carceraria, con sopra una rete alta tre metri.

Il muro taglia il campo in due. Nello spazio destinato ai rom autorizzati, ci possono stare solo loro; l’altra parte invece è destinata a restare vuota e a fare da cuscinetto tra la zona residenziale e l’accampamento. Questo terreno è di proprietà del Comune e si capisce dalle intenzioni che gli abusivi là non potranno di certo tornarci.

Le costruzioni abusive che erano state realizzate nel frattempo sono state abbattute, le roulotte sfasciate che venivano adibite a magazzini e dove sono state trovate importanti quantità di rame rubato, sono state rimosse dal carro attrezzi. Restano solo le famiglie con i bambini in età scolare, e mentre i residenti esultano, il presidente del consiglio comunale, Daniela Ruffini, plaude ma avvisa: «Questo sia solo l’avvio di un percorso d’integrazione, non si può pensare di lasciarli a tempo indeterminato dietro le reti, sembra un pollaio».