Padre suicida per il tema, la figlia lo scopre in classe. Il preside: “Glielo abbiamo detto noi”
Pubblicato il 23 Gennaio 2018 - 10:49 OLTRE 6 MESI FA
FROSINONE – Lo ha scoperto in classe che il papà si era tolto la vita dopo quel tema in cui lei lo accusava di averla molestata. A raccontarlo è il preside della scuola frequentata dalla quattordicenne di Roccasecca (Frosinone), che ora denuncia la fuga di notizie e la sovraesposizione mediatica del caso.
“Quella che è una notizia generica a livello nazionale ha riscontri pesantissimi a livello locale”, ha detto il dirigente scolastico che per primo, insieme alla prof di italiano aveva fatto partire le indagini, dopo aver avvertito la madre della ragazza. “Anche i dettagli insignificanti – ha spiegato al Corriere della sera – contribuiscono a identificare subito i protagonisti di una storia. A Cassino, ad esempio, di scuole come la nostra ce ne sono solo due. La vittima è stata sovraesposta. In casi analoghi il problema si risolve trasferendosi anche di 50 km, ma lei dove può andare? E tutto il paese ne parla”.
Quando il papà, schiacciato da quelle accuse, si è ucciso, la figlia era in classe. “Gliel’abbiamo detto noi – racconta il preside – È una brava studentessa con un ottimo profitto. Adesso non sappiamo se e quando tornerà. Nell’ultimo mese – aggiunge – eravamo riusciti ad assicurarle normalità, anche perché non è uscita una virgola di questa storia. Ora pensiamo a farla assistere dal nostro servizio di appoggio psicologico”.
“Quando ho letto il tema, non ho esitato un attimo”, dice ancora il preside, che spiega di aver convocato la madre e poi di essere andato in commissariato. “Il mio è stato l’atto dovuto di un dirigente della pubblica amministrazione che ha il dovere e l’obbligo di avvisare le autorità davanti a un reato. Nulla di eccezionale”, prosegue il dirigente, che punta il dito contro la stampa.
“La notizia degli abusi sessuali sulla studentessa doveva proprio uscire sui giornali? E non c’era un modo per proteggere il padre? Forse il magistrato avrebbe fatto bene ad adottare un provvedimento restrittivo, in carcere o ai domiciliari, in attesa dell’incidente probatorio. Non mi spiego perché l’abbiano lasciato fuori”.