A Paestum degrado, sporcizia e vandali: servirà la colletta mondiale?

Pubblicato il 27 Marzo 2012 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

PAESTUM – Degrado e sporcizia alla stazione di Paestum. Come spiega Gian antonio Stella sul Corriere della Sera, il guaio è che sono state le ultime “brillanti idee” delle amministrazioni locali ad avere degradato l’immagine di Paestum agli occhi di chi, dopo aver sognato di visitare queste celeberrime rovine, va a sbattere contro un panorama da togliere il fiato.

Scrive Stella: Non è facile spiegare a uno straniero che alcune decine di anni, da quando esiste una coscienza dell’orrore, non sono bastate a demolire e rimuovere, come proposto anche da uno studio di fattibilità della Fondazione Paestum, in testa il presidente Emanuele Greco e Ottavia Vozza, la strada che taglia le rovine spaccando in due l’anfiteatro e il Foro. Che l’ingegnere Raffaele Petrilli, il quale costruì la Tirrena inferiore nel 1829, sia stato un somaro criminale a segare in due le rovine e addirittura l’antica arena, è un dato acquisito. Che l’Italia non abbia ancora rimediato a quello sconcio è incredibile. Tanto più che negli ultimi anni con il solo Pit (progetto integrato territoriale) a Paestum sono stati investiti circa 22milioni di euro. Una somma enorme. Segnata, oltre che da un restauro dei templi principali e una sistemazione delle mura a porta Serena, da alcuni sprechi stupefacenti.

C’è poi l’acquisto per 3 milioni di euro, una enormità visto lo stato dell’immobile, del rudere di uno stabilimento Cirio costruito dov’era il cosiddetto tempio di Santa Venera. Per non dire dei 258mila euro spesi per due giardini davanti ai templi dove avrebbe dovuto rinascere la “rosa damascena” ma subito sfasciati dalla mancanza di manutenzione. O della mostra sulla Poliorcetica (l’arte di assediare ed espugnare le città fortificate) allestita in una delle due magnifiche torri sopravvissute, costata 400mila euro e chiusa la sera stessa dell’inaugurazione: “Mancano i custodi”.

Ma sono i tre accessi principali i luoghi in cui si possono vedere meglio come i fondi siano andati sperperati. La stazione ferroviaria, poche decine di metri dietro il museo, potrebbe essere una straordinaria opportunità turistica, ma è un disastro. Vuota la biglietteria, vuoto l’ufficio turistico. Rotto lo schermo elettronico coi treni in partenza e in arrivo. Strappati e stracciati gli orari nella bacheca.

In condizioni ancora più agghiaccianti, però, sono i parcheggi costruiti agli ingressi del sito archeologico. Bagni pubblici devastati, lordati e spaccati. Siringhe d’eroina ovunque. Rivestimenti distrutti. Impianti elettrici svuotati delle centraline e dei fili. Tombini scoperchiati perché i vandali si son portati via le piastre. Sbarre elettroniche dei parcheggi divelte. Sembrano luoghi abbandonati da decenni.

Legambiente, per bocca del segretario regionale Michele Buonomo, e dei generosi militanti locali che giorno su giorno cercano di arginare il degrado, ha lanciato un progetto. Si chiama “PaestUmanità” e si propone di raccogliere con una colletta internazionale, tra privati e istituzioni, cinque milioni di euro per comperare i 95 ettari che fanno parte del parco archeologico e sono oggi in mano a privati. Contadini che, per sfruttare la terra, “raschiano coi trattori ogni anno di più il terreno fino a rischiare di compromettere quanto c’è sotto”.

Ma se l’operazione, grazie a quote da 50 euro, dovesse andare in porto, cosa se ne faranno gli ambientalisti di quei terreni? “Niente. Taglieremo l’erba e basta. Poi, se lo Stato vorrà avviare una nuova campagna di scavi, diremo: ecco qua, prendete pure. Ma intanto, fino a quel momento, vogliamo mettere in salvo ciò che resta di quel patrimonio che appartiene a noi di Paestum e a tutta l’umanità”.