Palaia (Pisa), cacciatore ucciso per sbaglio da un amico

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Novembre 2018 - 20:24 OLTRE 6 MESI FA
Palaia (Pisa), cacciatore ucciso per sbaglio da un amico (foto Ansa)

Palaia (Pisa), cacciatore ucciso per sbaglio da un amico (foto Ansa)

PISA – Durante una battuta di caccia sulle colline di Palaia un cacciatore di 63 anni è stato ucciso per sbaglio da un amico. L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di sabato 10 novembre. Il 63enne, colpito alla testa, è morto sul colpo.

Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della compagnia di San Miniato (Pisa) per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti anche se l’ipotesi dell’incidente è al momento quella più probabile. Gli investigatori stanno ancora raccogliendo le testimonianze degli amici della vittima per cercare di comprendere come si siano svolti i fatti, ma secondo una prima ricostruzione è possibile che il cacciatore deceduto si sia trovato improvvisamente sulla linea di tiro dell’amico.

Le parole della deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla: “Continua, tra l’indifferenza delle autorità preposte, lo stillicidio dei morti e dei feriti ‘da caccia’. Oggi l’ennesimo ‘omicidio venatorio’: è toccato ad un cacciatore, un 63enne ucciso nella campagna pisana dal proiettile partito dal fucile di un compagno di battuta. Il numero delle vittime, almeno otto in questa stagione, richiede l’intervento del Governo e del Parlamento, che dovrebbe esaminare le mie proposte per l’introduzione di restrizioni alla caccia e, appunto, del reato di omicidio venatorio”.

La parlamentare azzurra invita inoltre, in una nota, a fermare del tutto la stagione di caccia “in considerazione delle eccezionali condizioni di maltempo. Molti ecosistemi sono già in ginocchio, senza bisogno dei cacciatori”. “Fermo restando l’obiettivo a medio-lungo termine di abolire del tutto la caccia – spiega Brambilla – ho presentato due proposte di legge di cui le cronache suggeriscono l’esame con urgenza. La prima riguarda l’omicidio venatorio. Chi spara nelle campagne e nei boschi e colpisce una persona dev’essere punito più severamente di chi commette un normale omicidio colposo, proprio perché il cacciatore tiene legittimamente in mano un’arma letale, ovvero ha una responsabilità in più”. “E’ lo stesso principio seguito per dare vita al reato di omicidio stradale – conclude – e la pena base che vorrei applicare è la stessa: da due e sette anni di reclusione”. “La seconda proposta – conclude – riguarda il silenzio venatorio il sabato e la domenica, per tutelare chi nei boschi e nelle campagna va per godersi la natura e non per distruggerla, e alcune misure restrittive”.