Palermo, riciclaggio: 34 arrestati, anche giudice Tar Lazio e 2 carabinieri

Pubblicato il 16 Maggio 2013 - 08:28 OLTRE 6 MESI FA
Palermo, arrestati un giudice e Gianni Lapis, ex commercialista Ciancimino Jr

Foto Lapresse

PALERMO – Palermo, un giudice amministrativo è stato arrestato in un’inchiesta per riciclaggio condotta dalla procura di Palermo. Si tratta di un magistrato in servizio al Tar del Lazio, Franco Angelo Debernardi. Vi sono anche due carabinieri tra le persone arrestate. Secondo l’ accusa, avrebbero offerto un significativo apporto in illecite operazioni di cambio valuta.

Tra gli arrestati c’è anche un funzionario della Regione siciliana, Leonardo Di Giovanna

In tutto la Guardia di Finanza ha arrestato 34 persone e ne ha perquisite 85. L’ organizzazione criminale operava in tutta Italia e anche all’estero. Era dedita a violazioni valutarie in titoli, valori e strumenti di pagamento, ed inoltre a illecite movimentazioni finanziarie e di capitali anche transnazionali.

L’inchiesta, diretta dalla Procura di Palermo, è per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e abusiva attività finanziaria.

Oltre al magistrato del Tar, sono coinvolti commercialisti e funzionari di banca.

Tra gli arrestati figurano Gianni Lapis, noto per essere stato il commercialista di Massimo Ciancimino (quest’ ultimo figlio dell’ ex sindaco di Palermo, Vito), e Vittore Pascucci, gia’ coinvolto in passato in altre inchieste giudiziarie.

Secondo l’accusa, sarebbe Gianni Lapis la mente dell’organizzazione che tentava di ripulire denaro sporco attraverso la compravendita di valuta estera. Il giudice De Bernardi, invece, avrebbe ospitato nel suo ufficio i summit dell’associazione e avrebbe accreditato l’agente sotto copertura come rappresentante dell’organizzazione camorristica interessata ad acquistare la moneta estera per riciclare il denaro. Il giudice avrebbe tenuto, poi, i rapporti con altri due indagati, Giuseppe Abbondandolo e Alessandro Tufo, per importare in Svizzera milioni di dollari illecitamente.

Numerosi i reati ipotizzati a carico dei responsabili: non solo associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, finalizzata al riciclaggio di ingenti quantitativi di denaro in divisa estera e al commercio dell’oro, attraverso l’esercizio abusivo della professione di intermediario finanziario con modalità tali da eludere il sistema della tracciabilità delle operazioni (aggirando il circuito bancario e consentendo di fatto l’immissione nei mercati di denaro contante), ma anche falsificazione, spendita e introduzione nello stato di monete falsificate, detenzione illegale di armi e munizionamento, truffa e violazioni alla disciplina del mercato dell’oro.

Le indagini hanno già permesso di sequestrare valuta straniera (principalmente dollari Usa, won nord-coreani e franchi svizzeri), per un controvalore complessivo superiore a 11 milioni e mezzo di euro