Palermo, gas a neonato invece di ossigeno. Giudice condanna: “Omissioni e fretta”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Marzo 2018 - 17:06 OLTRE 6 MESI FA
Palermo, gas a neonato invece di ossigeno. Giudice condanna: "Omissioni e fretta"

Palermo, gas a neonato invece di ossigeno. Giudice condanna: “Omissioni e fretta”

PALERMO – Hanno somministrato ad un neonato ricoverato in ospedale per ben 68 minuti il gas di protossido di azoto al posto dell’ossigeno. Un errore avvenuto nel reparto del Policlinico di Palermo che nel 2010 è costato al bambino, Andrea Vitale, una paralisi cerebrale: non parla, non cammina e ha bisogno di continua assistenza.

Un errore dovuto a dei lavori eseguiti in fretta presso il reparto e al mancato collaudo degli impianti. Ora il giudice di Palermo ha condannato a 3 anni per lesioni colpose gravissime il titolare della ditta Sicilcryo Srl, Francesco Inguì, e il direttore dei lavori Aldo La Rosa. Condannato ad 1 anno e 6 mesi l’ex direttore del dipartimento materno infantile dell’ospedale Enrico De Grazia.

Il giudice Marcella Ferrara ha escluso nella sua condanna la concessione delle attenuanti generiche, sottolineando che le “omissioni” non sono state casuali, ma dettate dalla fretta. Il giudice, che ora ha depositato le motivazioni della sentenza, arrivata a 7 anni dai fatti, ha anche concesso una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione e 100mila euro per i genitori di Andrea che si sono costituiti parte civile.

Dopo la nascita Andrea mostrò segni di sofferenza. I medici decisero di somministragli l’ossigeno, ma nel tubo dell’impianto appena rifatto dalla Sicilcryo srl e mai collaudato c’era invece protossido di azoto, un gas anestetizzante che il neonato respirò per 68 minuti. Il giudice, nelle motivazioni della sentenza, scrive:

“Non fu eseguita alcuna prova di gas specificità né le opere vennero collaudate. Ciò nonostante le prese erano state dotate di flussometri e attacchi che rendevano immediatamente fruibile l’impianto di gas medicale. L’omissione lungi dall’essere accidentale è risultata sostanzialmente programmata dal direttore dei lavori in ragione dell’urgenza di restituire gli spazi ospedalieri oggetto dei lavori ai rispettivi reparti e rendere fruibile l’isola neonatale”.

Dal deposito della sentenza, pronunciata a settembre dopo un processo durato anni e passato a 4 giudici diversi, decorrono i tempi per il ricorso in appello degli imputati e poi la fissazione del processo di secondo grado. Ma su tutto incombe il rischio della prescrizione che maturerà se non si arriverà a un verdetto entro agosto.